Il nuovo motore di ricerca Microsoft sta per arrivare. Se Live Search sta al prossimo motore come Windows Vista sta a Windows 7, allora il percorso potrebbe essere similare tanto nella bontà qualitativa quanto nella leva pubblicitaria. Inevitabilmente occorre ancora chiamare il tutto “prossimo motore”, poiché un nome certo ancora non c’è e “Live Search” potrebbe essere mandato in pensione in favore di qualcosa che buchi l’opinione e permetta a Microsoft di ricostruire da zero la propria immagine nel settore.
Il nome “Kumo” era un riferimento interno al gruppo, ma il brand vero e proprio ancora non è dato a sapersi. Quel che è dato a sapersi, invece, è che Microsoft è pronta a spendere un lauto capitale per promuovere quel che Kumo verrà ad essere sul mercato. Secondo AdAge la spesa prevista dovrebbe essere attorno a 80/100 milioni di dollari, cifra estremamente alta che supera di gran lunga il budget messo a disposizione per il lancio di qualsivoglia prodotto consumer medio negli USA (ambito entro il quale Microsoft potrebbe concentrare, almeno inizialmente, il proprio lancio). Trattasi di un ammontare pari al 30% circa dell’intera spesa Microsoft in advertising rispetto all’anno passato, il che ben delinea l’importanza riposta dal gruppo in questo taglio dei nastri in grande stile.
Le pubblicità saranno sparse tra Web, radio, tv e cartaceo con uno scopo preciso: suggerire al pubblico di ripensare a quello che è il ruolo della ricerca online. Microsoft intende insufflare un dubbio nelle rocciose sicurezze di un’utenza sedimentata su Google, suggerendo di ripensare al concetto stesso di “ricerca” ed eventualmente di valutare la necessità di una qualche alternativa al solito modus operandi.
Il nome attorno a cui il nuovo orizzonte verrà concentrato potrebbe essere “Bing”, ovvero la reincarnazione sul mercato di Live Search passando per quelle che sono le innovazioni introdotte in Kumo. Il nome non giunge casuale: nei giorni scorsi si è scoperta la richiesta firmata Microsoft per registrare il trademark “Bing”, ricevendo però in risposta il due di picche dell’USPTO: il nome è troppo simile a “Bing Mobile”, il che costringerà Microsoft o a rinunciare, o ad acquistare il gruppo possessore del brand. La richiesta di Redmond faceva espressamente riferimento ad un motore di ricerca e ad altri aspetti correlati quali interfaccia e toolbar: una volta respinta la domanda, però, si sono perse le tracce delle ulteriori possibili idee in cantiere.
Per riuscire ad impensierire Google, Microsoft deve comunque riuscire in un doppio piccolo miracolo: portare sul mercato un motore che introduca realmente delle novità ed incrinare la magnificenza del brand “Google”, posizionato nella mente degli utenti come riferimento unico ed affidabile della ricerca online. Google non ha fatto mistero nel recente passato di quanto possa essere fragile un monopolio, e l’esempio di AltaVista è il più calzante in tal senso: Microsoft intende far leva su questa duplice opportunità e prova ove Yahoo ha fallito e dove Wolfram Alpha sta attirando sempre più curiosi (facendo per certi versi il gioco di Microsoft e di tutti coloro i quali pensano che una alternativa a Google sia cosa buona e possibile).