Domini personalizzati, questi sconosciuti

Il 75% delle società non è a conoscenza della liberalizzazione dei domini internet prevista per il prossimo anno. La scelta dell'ICANN di rendere più semplice la registrazione dei domini di primo livello desta ancora molte perplessità e alcuni timori
Domini personalizzati, questi sconosciuti
Il 75% delle società non è a conoscenza della liberalizzazione dei domini internet prevista per il prossimo anno. La scelta dell'ICANN di rendere più semplice la registrazione dei domini di primo livello desta ancora molte perplessità e alcuni timori

Il 75% delle società non sa che a partire dal prossimo anno l’ICANN metterà a disposizione una nuova serie di domini altamente personalizzabili. La rivelazione giunge da una recente indagine statistica realizzata per conto del domain registrar Gandi.net su un campione rappresentativo di aziende, risultate all’oscuro dell’importante innovazione cui andrà incontro la Rete a partire dal 2010 e delle sue numerose opportunità di business.

Entro certi limiti stabiliti dall’ICANN, le società potranno infatti registrare un dominio Internet utilizzando il nome del loro brand al posto dei tradizionali .com, .org, .net e dei domini nazionali. Una valida occasione non solo dal punto di vista del marketing, per dare maggiore forza al proprio marchio, ma anche su quello della sicurezza per rendere più riconoscibili i siti web originali dalle imitazioni create dagli utenti malintenzionati per sottrarre dati e informazioni agli ignari frequentatori del Web.

Salvo nuovi cambiamenti, l’ICANN dovrebbe fornire le prime autorizzazioni per i nuovi domini di primo livello a partire dal 2010, ma l’iniziativa è ancora sconosciuta alla maggior parte delle aziende secondo la ricerca statistica. «Le società si sono rivelate generalmente all’oscuro di questo importante cambiamento all’orizzonte. Questo cambiamento non ha ancora fatto breccia né tra le società né tra i normali consumatori» ha dichiarato Joe White, chief operating officer di Gandi.net. Una volta informate sulle possibilità offerte dai nuovi domini personalizzati, le società hanno tuttavia risposto positivamente dichiarando di voler indagare le nuove opportunità di marketing offerte dall’iniziativa dell’ICANN.

Nonostante l’idea della nuova serie di domini di primo livello sia stata accolta positivamente da operatori del settore e utenti, le critiche verso l’operazione promossa dall’ICANN non mancano. Secondo i detrattori, la nuova strategia per i domini di primo livello sarebbe semplicemente dettata dalla malcelata volontà di aumentare gli introiti per sostenere l’istituzione che regola il Web. Al momento, infatti, l’attivazione di un dominio personalizzato dovrebbe avere costi a dir poco esorbitanti, dell’ordine di alcune centinaia di migliaia di dollari. Una condizione destinata a tagliar fuori dalla partita non solo i semplici consumatori, ma anche società e imprese di medie dimensioni, impossibilitate a stanziare cifre così alte per ottenere un semplice dominio web.

In molti temono, inoltre, che una liberalizzazione eccessiva dei domini possa portare rapidamente a una sorta di Babele digitale, una condizione che potrebbe complicare non poco l’esperienza degli utenti online. La presenza di domini basati su semplici parole e non marchi di fabbrica come – per esempio – .love, .music aprirebbe inoltre non pochi problemi per la loro attribuzione. In base a quale criterio un dato dominio dovrebbe essere affidato a un dato richiedente piuttosto che a un altro?

Una domanda lecita, che sembra impensierire gli stessi utenti della Rete, come dimostra chiaramente la ricerca statistica realizzata per Gandi.net. Circa il 65% degli intervistati pensa infatti che la liberalizzazione dei domini possa inquinare il Web a causa del moltiplicarsi di domini inutili, mentre il 60% ritiene che l’innovazione promossa dall’ICANN possa difficilmente migliorare la propria esperienza d’uso online. Infine, ben il 46% del campione statistico pensa che il nuovo corso dei domini possa sostanzialmente complicare le cose, arrecando così un danno alla Rete.

Spetterà ora all’ICANN rassicurare gli utenti, ma dimostrare di avere pienamente il polso dell’importante innovazione non sarà semplice. L’istituzione che garantisce la gestione di Internet potrebbe rivelarsi inadeguata nel monitorare e valutare con la dovuta attenzione le richieste per i nuovi domini di primo livello personalizzati. Nel Vecchio Continente voci critiche in tal senso non sono certo mancate, specie all’indomani della nuova linea dettata dalla Commissione Europea, intenzionata a slegare l’ICANN dal governo degli Stati Uniti, il suo principale controllore. Un confronto diretto tra Europea e USA sul tema potrebbe avvenire verso la fine dell’estate, condizionando non poco le scelte nel breve periodo dell’ICANN forse anche sul delicato tema della liberalizzazione dei domini di primo livello.

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