Difficile dire cosa ne sarà della Pirate Bay d’ora innanzi. Gli interrogativi che circondano la cessione del motore di Torrent, infatti, sono molti e l’unica certezza è nel fatto che si chiude un’epoca per riaprirsene un’altra. Per molti si tratta di un déjà vu dei tempi in cui Napster, messo alla berlina dai tribunali, dovette cedere. Il fondatore Shawn Fanning tentò poi di riciclarsi in nuove iniziative “legali”, ma il successo non potè ripetersi. Napster, quel Napster, morì così. The Pirate Bay, questa The Pirate Bay, potrebbe avere sorte similare.
Conservarne il brand, non significa conservarne l’identità. Quel che la Global Gaming Factory X ha acquistato, dunque, è una struttura fatta di codice da cambiare e di un nome su cui prosperare. Ma il legame tra l’utenza ed il motore è nella gratuità del servizio e dei contenuti: come riuscire, quindi, ad ottenere moneta in un meccanismo basato sul gratis? E come, in parallelo, pensare di retribuire adeguatamente i detentori del diritto così che la Baia possa diventare da un giorno all’altro un affare legale?
Il modello pubblicitario finora ha funzionato solo in pochi casi, solo in specifiche condizioni. Difficile, quindi, che un gruppo come il Global Gaming Factory X possa avere la ricetta magica. A meno che, e questo ancora non è dato a sapersi, dentro i milioni promessi per l’acquisizione della Peerialism non si nasconda la chiave interpretativa del tutto. La sinergia è ovvia e traspare dalle parole che la Peerialism stessa usa per la propria presentazione: «La Peerialism AB sviluppa soluzioni “peerialistiche” per trasportare e conservare dati su Internet. Ad esempio si può fare distribuzione video per i proprietari dei contenuti ed ottimizzazione del traffico IP per gli operatori broadband». Non solo: «Peerialism sta lanciando una soluzione di streaming P2P per i possessori di contenuti».
All Thing Digital conferma due perplessità dettate dai confusi dettagli emergenti dai comunicati stampa relativi alla milionaria cessione. Innanzitutto v’è la questione dei diritti con i detentori di copyright, i quali potrebbero non aderire al progetto smontandone l’architettura lasciando semplicemente vuota la Baia; inoltre v’è una situazione esistente con cui misurarsi, dettata dal fatto che vendendo la Baia se ne trae lucro, e ciò rende teoricamente meno forti le possibilità difensive dei quattro responsabili coinvolti nel noto processo già giunto a prima sentenza. Il tutto, però, con una certezza ormai maturata: «Siamo onesti: Non c’è modo per la Pirate Bay di diventare legale. E se lo diventa, non è più la Pirate Bay, ma qualcos’altro».