Nell’ultima comunicazione trimestrale eBay ha messo le mani avanti a proposito di Skype. Nonostante l’asset sia in crescita continua ed importante, infatti, sul servizio pende una spada di Damocle estremamente pericolosa di fronte alla quale il gruppo non si sente in grado di fornire garanzie. Trattasi di una questione legale pendente con i fondatori del servizio, Niklas Zennstrom e Janus Friis.
Nel documento della trimestrale di cassa, tra numeri e previsioni, vengono solitamente indicate le possibili minacce che l’azienda prevede per il futuro. Il linguaggio è in questa sezione normalmente rincarato dalle previsioni indicanti la peggiore delle ipotesi, ovvero il caso in cui l’azienda non sia in grado di dribblare il problema impattandovi nel modo più greve. eBay ha così seguito il canovaccio solito, ma il quadro che ne esce è devastante: Skype potrebbe non essere più quello di prima e, se si riuscisse a trovare una soluzione, potrebbe comunque non essere ottimale né essere a basso costo.
Tutto verte su di una licenza che Skype ha a suo tempo concordato con la Joltid relativamente a parte del codice del servizio. Skype intende invalidare il possesso della Joltid sul codice, la Joltid intende porre fine all’accordo tra le parti e ne consegue una tensione che mette a rischio le attività Skype ed il valore Joltid. Quel che aggrava la situazione è il fatto che dietro la Joltid vi siano gli ex-fondatori di Skype, coloro i quali ne hanno progettato il cuore e coloro i quali vorrebbero tornare ora in possesso dell’azienda. Le trattative con eBay sono però mai andate a buon fine e, anzi, Skype è stata promessa in una futura IPO che ne dovrebbe portare la proprietà prima allo spin-off e poi alla quotazione in borsa. Tutto, però, è in forse: quali sarebbero le risultanze dell’IPO nel caso in cui si raggiungesse una soluzione ottimale al problema?
eBay spiega di aver iniziato lo sviluppo di una tecnologia alternativa a quella oggi in licenza, ma il gruppo non offre alcuna rassicurazione su quel che potrebbe risultarne. A rischio vi sono le performance del servizio e pertanto l’integrità stessa del brand. Trattasi di una forte leva di contrattazione nelle mani di Zennstrom e Friis, i quali potrebbero passare per questa via preferenziale per cercare un accordo mirato al subentro nella proprietà.
Il processo dovrebbe svolgersi nei primi mesi del 2010 nel Regno Unito. Il giudice avrà in mano una sentenza pesante. Non c’è solo parte del codice in ballo: sul tavolo ci sarà il cuore di Skype, e chi lo controlla potrà presumibilmente deciderne il destino. La borsa non sembra però eccessivamente preoccupata: da Marzo ad oggi il gruppo ha visto il proprio stock azionario crescere del 100% circa dopo un lungo periodo di grave caduta ed il valore si è stabilizzato a partire dalla comunicazione trimestrale in poi.