Amazon non le manda a dire a Google Books. Che il gruppo fosse primo oppositore (nonché concorrente) del progetto di Mountain View era chiaro da tempo (l’entrata con Microsoft e Yahoo nella Open Book Alliance ne è segno tangibile), ma ora lo scontro è stato messo nero su bianco, con motivazioni chiare e con un lungo approfondimento volto a sensibilizzare le autorità su quelle che sono le forzature cercate da Google per imporre il proprio servizio.
La lettera (pdf) è indirizzata alla United States District Court del Souther District di New York. Amazon non lesina una certa dose di retorica descrivendo il contesto della propria iniziativa e sottolineando poi le differenze rispetto all’entrata di Google sul mercato. Amazon, nata tra i libri ed attiva negli ebook ormai da anni, si trova infatti a fare i conti con un player nuovo ed immediatamente pronto a cercare una nicchia monopolistica su cui far leva per imporre il proprio servizio. Però, spiega Amazon, in tutti questi anni non si è mai fatto nulla di simile a quanto sta cercando di fare Google. Nel nome della tutela del copyright, quindi, l’accordo proposto da Google Books deve essere bocciato.
C’è tempo fino all’8 Ottobre per presentare osservazioni alla Corte in relazione alla questione Google Books. Nella giornata di ieri è stato il governo tedesco a palesare la propria insofferenza ed ora è toccato al colosso Amazon, il nome a capo del progetto Kindle. Secondo il gruppo, soprattutto, approvare l’accordo significherebbe di fatto aggirare le norme sul copyright ed innestare un meccanismo mai visto prima. Per Google si aprirebbe un effettivo monopolio ed il tutto tramite una forzatura che, quindi, è considerata inaccettabile.
A proposito dei libri “orfani” (il cui detentore di copyright non è rintracciabile) Amazon parla esplicitamente di «riscrittura delle leggi sul copyright tramite una azione giudiziaria». Vengono anche citati casi precedenti, nei quali la giurisprudenza si era limitata a bloccare le iniziative illecite a prescindere dalla possibilità della parte denunciata di risarcire in qualche modo la parte lesa: la legge non può autorizzare un illecito e non può pertanto nemmeno prevedere un semplice prezzo da pagare (in questo caso 125 milioni di dollari) per considerare perdonata in anticipo la colpa. Secondo Amazon, quindi, Google non può semplicemente pagare per avere in mano materiale vietato (poiché non autorizzato): le regole di tutela del copyright debbono valere per tutti, pena una forzatura del mercato che l’antitrust dovrebbe avere il dovere di fermare.
«Amazon chiede rispettosamente alla Corte di non approvare la proposta di patteggiamento. La proposta chiede alla Corte di esercitare un potere che non ha». La firma è quella di David Zapolsky, Vice President & Associate General Counsel Litigation & Regulatory Affairs di Amazon. La risposta da Mountain View dovrebbe arrivare in tempi brevi: Google ha annunciato una prossima conferenza stampa nella quale porterà avanti le proprie ragioni e presenterà chi appoggia l’operato di Google Books e la natura del patteggiamento.