In Italia si combatte per oscurare la Baia, ma alla luce dei tempi della giustizia italiana è ben più probabile che a portar via dagli utenti The Pirate Bay sia la caduta economica della Baia stessa piuttosto che non l’ordinanza di una Procura. L’ennesima scadenza, infatti, è scivolata via senza che la cessione della Baia avvenisse. A questo punto i fondatori sembrano sempre di più lasciati al loro destino, circondati da magistrature di tutto il mondo e con le ultime residue speranze di cessione depositate nelle mani meno affidabili del momento.
Quando la Global Gaming Factory X ha formulato la propria proposta di acquisto per 5.3 milioni di euro sembrava essere arrivato il punto della svolta: qualcuno si proponeva si investire sulla Baia, usurpandone il profilo “pirata” e tentando di convertire il brand nella maniera in cui già era stato tentato con Napster. Il leader del gruppo, Hans Pandeya, lasciava intendere la volontà di creare un sistema distribuito di gestione delle vendite, basando sul P2P l’intero meccanismo e garantendo comunque ad autori ed editori il giusto compenso. Ma le bugie, come si suol dire, hanno le gambe corte.
Da quel momento in poi il castello costruito con l’annuncio iniziale ha iniziato progressivamente a sgretolarsi. Prima le accuse di insider trading. Quindi il sequestro di beni personali di Pandeya, a causa di un debito con il fisco mai sanato. Infine il blocco delle azioni per evitare manovre improbabili. L’operazione doveva chiudersi ad Agosto, ma è slittata di un mese. Settembre è passato, ma dell’operazione di acquisto/cessione della Baia non se ne è saputo nulla. La Global Gaming Factory X nel frattempo ha promesso investitori mai venuti alla luce, accordi mai confermati ed una sufficiente copertura finanziaria mai dimostrata.
CNet non ha fatto passare la scadenza senza portare nuova pressione su Pandeya. In una mail nella quale Greg Sandoval chiedeva un commento sull’attuale situazione, la risposta del CEO Global Gaming Factory X è stata una minaccia di agire per vie legali contro la testata se fossero pubblicate falsità sul suo conto. Ma sullo specifico dell’operazione nessuna risposta.