Forse non dirà nulla di nuovo quanto affermato nel rapporto stilato da Between-Epitiro e presentato al convegno “La banda: tra l’uovo e la gallina” in cui viene riportato un quadro che riguarda varie problemi relativi alla banda larga in Italia.
Perché, nonostante la copertura sembra aver raggiunto ottime percentuali con valori pari al 92% della popolazione, non altrettanto può dirsi relativamente alla qualità dei servizi offerti, ovvero alla velocità delle linee fornite.
La velocità resta infatti il limite principale delle ADSL italiane, che fanno registrare una forte contraddizione tra le prestazioni teoriche promesse dai provider e quelle effettivamente toccate dagli utenti in navigazione.
C’è ancora tanto da lavorare insomma, nonostante la soglia dei 2 megabit, considerata come strategica da parte del Governo, sia raggiunta abbastanza facilmente dalla maggioranza delle utenze prese in esame dallo studio.
Un aspetto positivo che tuttavia tradisce come siano forti le differenze tra le varie aree del Paese anche per quanto riguarda le prestazioni della banda larga, con una velocità media assolutamente bassa nelle aree di provincia meno densamente popolate, che aumenta via via quando si prendono considerazioni aree con centri più popolosti, per arrivare all’apice se si prendono in considerazione le principali città d’Italia.
Un’ADSL dai due volti quindi, soddisfacente nelle città ma insufficiente nelle aree rurali o di montagna.
A tal proposito appare buona l’idea presentata da Fastweb, che ha precisato di aver chiesto alle autorità competenti di incaricare un organismo indipendente (si dice la Fondazione Bocconi) deputato a monitorare l’effettiva velocità delle connessioni offerte agli utenti.
Una scelta che dovrebbe andare proprio nella strada di favorire una maggiore trasparenza per gli utenti, troppo spesso attratti da offerte commerciali che poi, all’atto pratico, si rivelano essere poco aderenti a quanto promesso.