Google Sidewiki è probabilmente ancora troppo giovane e troppo poco utilizzato per prevederne i possibili concreti utilizzi futuri.
Sicuramente, però, chi si occupa di marketing e nel corso degli ultimi anni ha analizzato (e qualche volta sfruttato) le potenzialità del Web 2.0, avrà intuito che si tratta di uno strumento potenzialmente esplosivo. Un breve test sul campo di sidewiki mi ha infatti permesso di apprezzarne alcune caratteristiche.
Con Sidewiki, in pratica, è possibile intervenire aggiungendo commenti, considerazioni e opinioni su qualsiasi pagina Web. Da un articolo di giornale a una pagina descrittiva di un prodotto, Sidewiki offre al navigatore/consumatore un potere davvero eccezionale: integrare i contenuti istituzionali scritti da chiunque con contributi personali. Nei test personali con Sidewiki, ho provato (e sono riuscito) a commentare leggi pubblicate sul sito del parlamento, presentazioni di prodotti commerciali presenti sui siti istituzionali di alcuni produttori di dispositivi digitali, trailer ufficiali di film in uscita.
Ora, lo scenario in cui un consumatore “sbugiarda” un’azienda o inserisce link a prodotti concorrenti che reputa migliori è tutt’altro che inverosimile. Così come accade da sempre sui forum e sui blog, ormai il prosumer dell’era 2.0 può dire la sua, e le aziende non possono ignorare queste conversazioni che, come dice il Cluetrain Manifesto, costituiscono le molecole di base dei “mercati”.
Oltre a poter arricchire i contenuti di qualsiasi pagina Web istituzionale, creare conversazioni strutturate e viralizzarle tramite Facebook o blog personali, tali “aggiuntine” spostano ulteriormente l’asse del potere dall’azienda al prosumer che, mettendoci il nome e la faccia (i commenti sono legati al nostro account di Google), potrebbe acquisire nel tempo un’autorevolezza tale da diventare un piccolo e indipendente “mister prezzi”.
Certo, la diffusione massiva di Sidewiki è un elemento non trascurabile per capire se davvero si tratterà di una tecnologia in grado di abilitare nuove mutazione dell’ormai digerito marketing 2.0, ma se i consumatori dell’era digitale sapranno diffondere il virus, questa diffusione, almeno tra nicchie di superuser, non dovrebbe tardare.
Intanto le aziende farebbero bene a installare Sidewiki per monitorare cosa succede… sul proprio sito “blindato!”.