L’Hadopi ha passato l’esame, è considerata in linea con le regole della Costituzione francese e diventa pertanto ufficialmente legge dello stato. Liberté, égalité, fraternité e lotta alla pirateria: il nuovo principio è stato abbracciato con forza per fermo volere del Presidente Nicolas Sarkozy, il quale non si è arreso dopo il primo tentativo ed ha portato avanti una seconda versione della legge che oggi è parte integrante della legislazione nazionale. La nuova filosofia è pertanto ufficialmente adottata: dopo tre violazioni la connessione alla rete verrà interrotta.
Il percorso del testo “Project de loi relatif à la protection pénale de la propriété littéraire et artistique sur Internet” è stato ostacolato a più riprese, rigettato dal parlamento prima e bocciato dal Conseil Constitutionnel poi. La prima versione fu rimandata al mittente, però, soltanto per un vizio di forma in quanto estrometteva ai giudici il potere di stabilire la penale da infliggere all’utente. Nella seconda versione, approvata con 258 voti a favore e 131 contrari lo scorso 23 Settembre, il processo è stato modificato per lasciare alla commissione Hadopi (Haute autorité pour la diffusion des ouvres et la protection des droits sur Internet) l’onere unico di segnalare le violazioni, così che la giurisprudenza possa fare in seguito il proprio corso infliggendo le penali previste dal nuovo ordinamento.
E le penali sono di due tipi: da una parte v’è la disconnessione per un anno dal Web, valida a partire dal terzo avviso; dall’altra v’è la possibilità di una penale massima fino a 300 mila euro di sanzione pecuniaria e fino a 2 anni di carcere. L’Hadopi prevede inoltre la possibilità di una denuncia anche nel caso in cui la violazione avvenga da persone terze che approfittano della connessione senza autorizzazione (dunque il fatto di non rendere sicura la propria rete casalinga è di per sé già una forma di pericolo, con rischio di 4 mesi di disconnessione, 1500 euro di sanzione e 1 mese di detenzione). I processi, così come è strutturato il procedimento, dovrebbero essere molto rapidi e, secondo il Ministro della Cultura Frederic Mitterrand, oltre 1000 persone al giorno potrebbero essere coinvolte dal problema fin dai primi mesi del 2010.
La decisione del Consiglio Costituzionale è stata chiara: la somma delle penali è accettabile, «non è caratterizzata da particolare sproporzione tra reato e sanzione» ed il tutto rientra quindi nel regolare quadro di discrezionalità del legislatore. Appello respinto, Hadopi approvata.
La Francia ha intrapreso la propria battaglia con forte indipendenza di scelta: la Commissione Europea aveva a suo tempo indirettamente stigmatizzato la necessità di un intervento similare («procedere all’adozione della direttiva sulle misure penali finalizzate al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, dopo aver valutato, alla luce delle attuali ricerche sull’innovazione, fino a che punto sia necessario e proporzionato e vietando nel contempo, in vista di questo obiettivo, il controllo e la sorveglianza sistematici di tutte le attività degli utilizzatori su Internet e garantendo che le sanzioni siano proporzionate alle infrazioni commesse»), il mercato sta proponendo soluzioni nuove ed anche nel Regno Unito, dove una simil-Hadopi rappresenta da tempo una forte tentazione, è stato approvato un documento ove si chiede al legislatore di intraprendere interventi di questo tipo. David El Sayegh, direttore generale del Syndicat National de l’Édition Phonographique, plaude alla definitiva approvazione: «La pirateria non è solo un problema francese, ma è un problema legale. La Francia sta agendo da avanguardia». Jérémie Zimmermann, a capo del gruppo di opposizione all’Hadopi, parla invece di un giorno estremamente triste per la libertà sulla rete francese. Solo la Commissione Europea, ora, potrebbe nuovamente dire la propria a proposito della Hadopi, imponendo eventualmente la riapertura del dibattito. Nel frattempo, però, in Francia la commissione verrà messa a punto e fin dalle prossime settimane potrebbe già attivare le proprie azioni di monitoraggio sul traffico e sui provider.
E se l’Hadopi non trova i favori nemmeno da parte di Tim Berners-Lee, dichiaratamente schierato contro il provvedimento, lo stesso non vale per l’Italia: il provvedimento potrebbe presto bussare alle porte di casa nostra, ove Afi, Aie, Anem Fem, Fimi, Fpm, Pmi, Unemia, Univideo e Sistema Cultura Italia sarebbero espressamente aperti e disponibili ad appoggiarne l’approdo in Parlamento.