Sembra farsi sempre più concreta per Intel la possibilità di una nuova sanzione antitrust. Il motivo è sempre il medesimo, ma cambia il continente: dopo Corea e Unione Europea, infatti, la denuncia potrebbe arrivare ora dagli Stati Uniti, ove l’azienda ha la propria sede principale.
Ancora una volta gli organismi di controllo antitrust avrebbero ravvisato un comportamento illecito da parte del produttore dominante nei confronti della concorrenza. Così come dai capi d’accusa europei, infatti, Intel avrebbe adoperato strategie tali da imporre il non-uso dei chip rivali da parte dei produttori con i quali venivano stabilite partnership di mercato. Così facendo il gruppo riusciva nel tempo a mantenere salda la propria posizione, agendo però al di fuori delle regole della libera concorrenza.
I danni principali sarebbero stati subiti dalla Advanced Micro Devices (AMD), gruppo che per primo ha lanciato i propri strali contro Intel inaugurando la stagione europea delle battaglie legali contro il gruppo. La Corea ha già scritto la propria sentenza: 25 milioni di dollari per abuso di posizione dominante; in Giappone gli organismi di controllo sono alle minacce, con il suggerimento a Intel di interrompere le pratiche intraprese; la Commissione Europea ha già imposto più di un miliardo di euro di sanzione, ma l’azienda ha preannunciato appello. Si apre ora il capitolo USA, ove le accuse sono circostanziate e portate avanti in primis da Nvidia, e qualche annuncio sul caso potrebbe ormai essere prossimo.
Secondo quanto trapelato la maggior parte dei membri della Federal Trade Commission (compreso il Presidente Jon Leibowitz) sarebbe propensa ad avviare il procedimento verso una sanzione. Intel, tramite il portavoce Chuck Mulloy, indica la piena collaborazione da parte del gruppo nelle indagini in corso ma nega di sapere quando e se la FTC voglia pronunciarsi in favore di un ulteriore approfondimento della questione.