Proprio ieri vi abbiamo parlato di una recente ricerca che ha dimostrato come gli utenti di filesharing siano i migliori clienti in fatto di acquisto di musica legale. Puntualmente, IFPI ha voluto rettificare i risultati dell’indagine, riportando come le perdite per l’industria discografica siano severissime.
Il P2P sarebbe la vera e unica causa del declino economico delle major, perché ha facilitato la condivisione di contenuti illegali e, conseguentemente, non incentivato gli utenti ad acquistare supporti audiovisivi originali.
L’IFPI, in un comunicato stampa rilasciato poche ore fa, ha così ribadito la propria posizione:
L’effetto del filesharing illegale in Gran Bretagna e in tutto il resto del mondo è stato di ridurre la vendita di copie legittime. Ed è per questo che la spesa media per i supporti originali subisce, ogni anno, una caduta sempre più forte man mano che il filesharing si espande.
In altre parole, IFPI e la ricerca Demos affermano l’una il contrario dell’altra, generando non solo confusione, ma anche perdita di credibilità nei confronti di questi organismi. Risulta davvero difficile stabilire quale delle due posizioni sia la più veritiera.
Non ci resta che affidarci alla parole di Viviane Reding, Commissario per la Società dei Media e dell’Innovazione dell’Unione Europea recentemente intervistata da Webnews, che nel 2008 ha affermato:
Risulta necessario penalizzare chi infrange la legge. Ma vi sono offerte legali attrattive e consumer-friendly sul mercato? […] La mia opinione è che la crescente pirateria in rete sia un voto di non approvazione dell’attuale modello di business e del suo sistema legale.