La vicenda degli 800 milioni per la Banda Larga è un rebus di difficile risoluzione. Capire se e dove sia il gruzzolo è qualcosa che sfugge ad una chiara interpretazione. L’unica possibilità è affidarsi all’ultima delle versioni, quella che sembra voler spiegare tutte le evoluzioni dei giorni precedenti: il denaro non c’è oggi, ma ci sarà presto. Questo perchè il Governo sembra aver intuito l’ineluttabilità dell’investimento, la stretta necessità del passaggio ed il ruolo strategico dei fondi in questo passaggio. Le proteste di Confindustria hanno fatto eco alle voci provenienti dal web ed il ministro Scajola ha fatto da portavoce. Il Ministro Brunetta, infine, ha dato la propria versione dei fatti riconsegnando al CIPE ogni futura responsabilità sugli stanziamenti.
Tutto inizia proprio dal ministro Brunetta, il quale una settimana fa ha confidato a Webnews la volontà di investire quanto prima gli 800 milioni provenienti dal CIPE, confidando in uno sblocco subitaneo dei fondi e nella contemporanea collaborazione da parte dei privati interessati nella creazione della rete di nuova generazione. Passano pochi giorni e Gianni Letta smembra le speranze con uno schiaffo secco: «C’è un piano per la Banda Larga e c’è una postazione di bilancio con stanziamento relativo. Era stato fatto prima della crisi. Abbiamo voluto fare una analisi della diversa scala di priorità che dalla crisi poteva nascere. Purtroppo la crisi ha obbligato a riconsiderare le cose, per dare priorità assoluta agli ammortizzatori sociali e altri interventi necessari a fronteggiare la crisi, anche a costo di sacrificare o postporre programmi che in condizioni normali avrebbero invece avuto priorità».
Quel che trapela ora è il fatto che una nota del ministro Scajola ha riportato l’attenzione sulla Banda Larga, cercando di farne quanto prima una priorità (quel che era prima dell’ultima riunione del CIPE, ove la crisi sembra aver portato l’attenzione altrove). Scajola avrebbe sottolineato il moltiplicatore che porterebbe questi interventi a risultati eclatanti in termini di PIL ed occupazione, chiedendo direttamente al Presidente del Consiglio di pensare alla Banda Larga come ad un obiettivo da anteporre a qualsiasi altro per dare una reale spallata alle difficoltà economiche. Cita un report dell’ANSA sul tema: «Con 800 milioni di investimenti da parte del governo, dice Scajola nel documento dato a Berlusconi, darebbe lavoro a 50.000 addetti e consentirebbe di aprire 33.000 cantieri, con un impatto positivo sul Pil pari a 0,2 punti percentuali».
Il cerchio si chiude in radio, per voce di quel Renato Brunetta da cui tutto aveva avuto origine solo una settimana fa: «Confermo tutto. Nell’ultima riunione del Cipe su indicazione del ministro Scajola il presidente del Consiglio ha confermato che quest’anno si avvierà la complessa macchina degli investimenti per la banda larga, gli 800 milioni di euro, anche per tranche, che servono perché dal 2010 si possa superare il digital divide. Sono corrette le dimostrazioni di attenzione per il ritardo di questo investimento, ma abbiamo dovuto mettere risorse sugli ammortizzatori sociali. In ogni caso le decisioni per sbloccare i fondi saranno prese entro quest’anno: si tratta di 33 mila cantieri che partiranno, stanno già partendo». Chiude il Ministro: «come ha spiegato il sottosegretario Gianni Letta, bisogna definire la tempistica, il quadro delle risorse necessarie per la fase finale della crisi», ma fin dalla prossima riunione del CIPE la Banda Larga tornerà ad essere una priorità assoluta.
Il Ministero dello Sviluppo Economico sembra avere peraltro una ricetta propria da portare avanti per “sostituire” i famigerati 800 milioni, suggerendo una sorta di exit-strategy che tende a coinvolgere con maggior intraprendenza i privati. La proposta è quella di una “Newco” mista pubblico/privato: «le risorse mancanti potrebbero arrivare dalla Cassa Depositi e Prestiti o da altri soggetti, sotto forma di anticipo in vista dello sblocco dei fondi, e l’investimento verrebbe remunerato attraverso un ritocco del canone che sarà deciso dall’Authority. La Newco avrebbe il compito non solo di portare Internet veloce laddove oggi a fatica arriva il doppino telefonico, ma anche procedere gradualmente alla sostituzione dell’attuale infrastruttura con una rete in fibra ottica».
Per quanto concernente il ritocco del canone, è secca la bocciatura di un gruppo come l’Anti Digital Divide che da tempo invoca attenzione su quelle che ancora oggi non sono considerate delle priorità: «Ricordiamo che recentemente sia il canone telefonico sia adsl, unbundling, sono aumentati, nonostante il prezzo dell’adsl in Italia fosse già alto rispetto agli altri paesi e il rapporto prezzo qualità-prestazioni tra i peggiori d’Europa. I 4/5 miliardi di euro annui che Telecom Italia percepisce dal solo canone telefonico e che giustifica con la necessità di ammodernare e manutenere la rete, come sono stati spesi in questi anni? Forse in stock option e stipendi ai manager, tra i più alti al mondo e per ripianare i vari acquisti di Telecom a debito?».
Il balletto degli 800 milioni si chiude con una settimana di smentite che, al termine di mesi di promesse, riporta la situazione al punto di partenza: stessi problemi, stessa promessa. L’attesa ricomincia, e la palla torna nuovamente al CIPE. Ovvero, va ricordato, a nomi quali Tremonti, Frattini, Scajola, Matteoli, Sacconi, Zaia, Prestigiacomo, Bondi, Gelmini, Ronchi, Fitto, Errani, Miccichè.