Ennesimo rinvio. La vicenda che vede Google al centro di una class action e delle accuse antitrust per la propria attività nel mondo dell’editoria libraria, ancora non è giunta ad una conclusione. Avrebbe dovuto essere così già più volte, ma le trattative tra le parti sembrano essersi dilungate ulteriormente ed una nuova deadline sarebbe comunque estremamente vicina.
Nei giorni scorsi le parti in trattativa avrebbero dovuto raggiungere una soluzione. Se tutti sembrano d’accordo sulla necessità di giungere ad una conclusione pacifica (per il bene delle attività commerciali di tutti gli attori coinvolti), il tira e molla non sembra aver ancora raggiunto un equilibrio valido ed il giudice Denny Chin non ha potuto far altro che accordare un nuovo rinvio. La prima volta il giudice aveva incoraggiato il proseguimento delle trattative chiedendo però di essere regolarmente informato sullo stato di avanzamento delle discussioni. All’ultima udienza si è trovato con tutte le parti concordi su di un solo punto: serve altro tempo. Rinvio accordato, ed ora Google tornerà ad incontrarsi con Authors Guild e la Association of American Publishers.
Le osservazioni contro l’accordo sono giunte da tutto il mondo. Da più parti si è peraltro chiesto al giudice di non esprimersi del tutto sul caso poiché una qualsiasi decisione avrebbe rappresentato una forzatura tale da scavalcare quello che dovrebbe essere un dovere di chi legifera: non è possibile aggirare le norme sul copyright con un accordo basato sulla moneta e tale da escludere la concorrenza dal mercato conseguente. Per contro, Google rappresenta per l’editoria una opportunità più unica che rara, offrendo ad autori ed editori una remunerazione basata sull’uso futuro delle loro opere all’interno dell’archivio di Mountain View.
Difesa ed accusa hanno chiesto tempo, ma il giudice ha concesso soltanto un piccolo rinvio: il 13 Novembre è il giorno della nuova deadline, termine entro il quale le parti dovranno giungere ad una conclusione per mettere nelle mani del giudice tutto il materiale utile a valutare la situazione (secondo alcuni rumor, peraltro, la bozza odierna non soddisferebbe ancora i requisiti richiesti dal DOJ in tema antitrust). Qualunque accordo possa essere conseguito negli Stati Uniti, Google dovrà comunque ridiscuterlo in seguito a livello internazionale: tanto l’UE quanto la Cina, ad esempio, hanno già reso nota la propria posizione, con la Cina pronta a difendere le proprie opere dagli scanner occidentali e l’Unione Europea intenzionata a portare avanti le strutture già poste in essere nel contesto dei progetti Arrow ed Europeana.