«Nonostante il rallentamento economico, il mercato della banda larga in Europa continua a evidenziare un forte dinamismo. L’aumento della concorrenza garantisce servizi migliori e ormai i consumatori considerano l’accesso a internet in banda larga come un aspetto essenziale. Si tratta di un buon punto di partenza per la prossima Commissione europea»: con queste parole Viviane Reding ha introdotto i risultati (pdf) dell’ultimo monitoraggio della Commissione sullo stato della penetrazione della Banda Larga in tutta Europa.
Dati europei confortanti: tra mille difficoltà la penetrazione aumenta, pur rimanendo il grave gap tra i paesi più sviluppati (sostanzialmente in nord dell’Unione) e quelli più arretrati (l’intero sud, Italia compresa). Continua la Reding: «Mercati dinamici della banda larga ad alta velocità in un mercato unico e concorrenziale delle telecomunicazioni costituiscono una priorità strategica dell’agenda europea del digitale che la Commissione sta attualmente preparando. L’internet a banda larga di nuova generazione (ad alta velocità), con reti a fibre ottiche o senza fili, è un presupposto essenziale per l’affermarsi di una economia digitale forte in Europa e per garantire la supremazia europea nelle nuove tecnologie e applicazioni. Dopo l’accordo raggiunto il 5 novembre tra Parlamento europeo e Consiglio, volto definire un nuovo quadro normativo orientato alla concorrenza per il mercato europeo delle telecomunicazioni mi aspetto un forte impulso alle iniziative per la diffusione dell’internet ad alta velocità in tutti gli Stati membri. È chiaro che l’Europa è pronta per fare sì che il prossimo decennio sia interamente digitale».
Nei giorni in cui l’Italia si arena su investimenti e scorporo della Rete e la Spagna preannuncia 1Mbps come fornitura base prevista dal Servizio Universale, l’UE fotografa la situazione così come registrata dai sondaggi dello scorso mese di Luglio: «La Danimarca e i Paesi Bassi, dove circa il 40% della popolazione ha un accesso a banda larga, continuano a essere all’avanguardia mondiale per la diffusione di tale tecnologia, ma il loro tasso di crescita ha subito un rallentamento in quanto il mercato è prossimo alla saturazione. Nove paesi della UE (Danimarca 37,3%, Paesi Bassi 36,2%, Svezia 31,3%, Finlandia 30,7%, Lussemburgo 28,8%, Regno Unito 28,4%, Francia 27,7%, Germania 27,5% e ora anche il Belgio 27,5%) hanno un livello superiore a quello degli Stati Uniti, nei quali la diffusione della banda larga è al 25,8% e che, secondo le statistiche dell’OCSE del maggio 2009 , è in fase di rallentamento. Rispetto al 2008, nel 2009 il Lussemburgo (+ 18,3%) e il Portogallo (+ 11,7%) hanno registrato la crescita più sostenuta».
L’Italia al palo
È un dato di fatto, insomma, che l’Italia non sia né nel novero dei paesi più avanzati, né in quello dei paesi che stanno compiendo uno sforzo di recupero rispetto ai mercati prossimi alla saturazione. Nel nostro paese le linee a “banda larga” sono 18.7 milioni, ma il numero è maggiormente significativo se scomposto: 5.6 milioni, infatti, hanno una banda minore a 2Mbps (oltre il 25% dell’intera domanda di “banda stretta” a livello europeo è italiana); 11.8 milioni hanno tra 2 e 10 Mbps; 1.2 milioni hanno una banda maggiore ai 10 Mbps. Le basse performance della rete italiana non sembrano avere eguali in Europa, anche se il tutto è stato addebitato nelle ultime ore dal numero uno di Telecom Italia Franco Bernabé ad un ritardo della domanda più che in una insoddisfacente offerta («è inutile premere l’acceleratore sulla fibra ottica per il mercato consumer quando gran parte della popolazione ha ancora una scarsa educazione all’uso del personal computer»).
Recita il report di commento diramato dalla Commissione Europea: «L’80% dei collegamenti a banda larga nella UE garantisce velocità superiori a 2 Mbps (era il 75% un anno fa), sufficienti per guardare video in streaming online, e più del 15% velocità superiori a 10 Mbps (un incremento del 10% rispetto a gennaio 2009). Velocità maggiori di trasmissione dei dati offrono generalmente agli utenti una scelta migliore e più vasta a un prezzo inferiore per megabit». Stando a quanto indicato, quindi, il 30% degli italiani connessi è tagliato comunque fuori da una fruizione reale della Rete, avendo a disposizione un range di servizi accessibili estremamente limitato e non potendo prendere neppure visione di un video online.
«Gli accessi via cavo (tecnologia FTTH – Fiber to the Home) sono aumentati del 40% tra il luglio 2008 e il luglio 2009, ma al momento rappresentano solo l’1,75% del totale in Europa e sono presenti soltanto in un ristretto numero di paesi: la Lettonia presenta il numero più elevato di accessi via cavo sul totale degli accessi a banda larga, seguita dalla Svezia che tuttavia in termini assoluti detiene il maggior numero di accessi via cavo. L’accesso a banda larga basato su tecnologie mobili (che ad esempio consente l’accesso mobile a internet da un computer portatile) sta prendendo piede soprattutto in Austria (13,8%), Svezia (12,6%), Portogallo (10,8%) e Irlanda (8,3%)». Anche in questo caso l’Italia è bocciata: dati recenti hanno fotografato il passo indietro del nostro paese, ove la costruzione della rete di nuova generazione è ad oggi il nodo cruciale dell’intero problema.
Come aggravante, l’Italia è tra i paesi nei quali l’incumbent si ritaglia ancora una fetta maggioritaria sul mercato (58% contro il 42% lasciato alla concorrenza; la media europea EU27 è del 45% all’incumbent contro il 55% dei nuovi operatori):
La situazione italiana è una anomalia anche in quanto a tecnologie usate: la nostra rete per il 97% su tecnologia DSL, lasciando spazio nullo alle tecnologie concorrenti, mentre in UE la banda larga arriva nelle case per il 21% dei casi con qualcosa di differente rispetto alla sola rete DSL.