Microsoft lancia Azure, Windows in the cloud

Microsoft ha definito tempi e sviluppi futuri di Azure, la piattaforma di servizio online che sarà disponibile in versione finale dal gennaio 2010 con decine di nuove funzionalità. Siamo stati alla PDC 2009 di Los Angeles con un nostro inviato
Microsoft lancia Azure, Windows in the cloud
Microsoft ha definito tempi e sviluppi futuri di Azure, la piattaforma di servizio online che sarà disponibile in versione finale dal gennaio 2010 con decine di nuove funzionalità. Siamo stati alla PDC 2009 di Los Angeles con un nostro inviato

Los Angeles – Alla Professional Developer Conference 2009 (PDC) di Los Angeles, alla quale abbiamo partecipato per Webnews, Microsoft ha lanciato ufficialmente Azure, la piattaforma “in the cloud” che permette di trasferire online applicazioni e servizi. Durante la keynote dell’evento Ray Ozzie, il Chief Software Architect di Microsoft, ha definito tempi e novità di una delle più grandi sfide di Redmond: il passaggio dalle applicazioni in scatola a quelle online, che non si comprano al negozio di informatica ma si “affittano” dal browser stabilendo tempi, necessità e modo di utilizzo. Bob Muglia, presidente della divisione server, ha definito subito dopo dettagli e specifiche tecniche della soluzione.

Azure, presentato solo un anno fa e oggi in versione di test (CTP, community technical preview), diventerà prodotto finale il primo gennaio del prossimo anno per cominciare ad essere venduto dal primo febbraio (a gennaio l’utilizzo rimarrà gratuito come oggi). Diverse caratteristiche, come alcune di quelle annunciate nella PDC, sono ancora in versione beta, ma da quel momento le componenti del sistema, in primo luogo il sistema operativo Windows Azure, una versione ottimizzata di Windows Server 2008, e Sql Azure, una versione ottimizzata si Sql server 2008, potranno cominciare ad ospitare con sicurezza le applicazioni e i dati che gli sviluppatori vorranno progettare, scegliendo, come in una sorta di mercato, quanti processori usare, quanto spazio, quanta banda e senza dover installare nulla sui server locali.

Si potrà decidere anche dove far risiedere la propria applicazione. Ai centri dati americani già noti, Chicago and San Antonio, se ne aggiungeranno a partire dall’inizio del prossimo anno altri quattro, collocati in Europa (Dublino e Amsterdam) e in Asia (Hong Kong e Singapore).

E non si dovranno utilizzare, per sviluppare queste applicazioni, solo tecnologie Microsoft. Azure offre supporto anche per applicazioni in PHP, Ruby, Java e permette di progettare servizi basati sul database MySQL o sul web server Apache o sviluppati con Eclipse. Per celebrare la filosofia “aperta” della piattaforma sul palco è salito Matthew Mullenweg, il creatore della nota piattaforma di blog WordPress, una delle applicazioni open source in Php più utilizzate al mondo. Oddly Specific, un blog basato su WordPress, è l’esempio presentato da Mullenweg per dimostrare l’integrazione.

Dal supporto a PHP e MySQL, alla rinuncia al software in scatola: ce n’è abbastanza per far sembrare Azure quasi un sovvertimento di ciò che Microsoft ha rappresentato fino ad oggi. In realtà è un rilancio e una scommessa. Durante la presentazione Ozzie ha più volte citato il suo punto di vista sullo scenario futuro dell’informatica, sintetizzato nel motto “three screens and the cloud“: le applicazioni e le infrastrutture sono disponibili online (the cloud) per essere poi raggiungibili sui tre dispositivi (three screens) che tutti usiamo: il Pc, il telefono cellulare e la televisione. Tutte, ci si aspetta, a marchio Windows.

Inoltre Azure non prevede nel suo DNA l’abbandono completo del software per desktop, ma lo integra e lo espande. Durante la presentazione è stato annunciato anche Appfabric, una soluzione che consente agli sviluppatori di “spostare” facilmente le applicazioni che risiedono sui server aziendali a quelle che risiedono in the cloud. Con Azure, in altre parole, si può scrivere una sola applicazione e poi decidere se installarla in locale o online, modificando poche righe di codice e senza doverla riprogettare quasi per intero.

Con Sydney inoltre, un’altra tecnologia introdotta in questa PDC, è possibile connettere le applicazioni locali con le applicazioni in the cloud: se, ad esempio, un’applicazione locale dovesse avere bisogno di più risorse in un determinato momento della giornata, o se dovesse risultare irraggiungibile, basterebbe dirottare il traffico verso la stessa applicazioni su Azure senza dover sostenere i costi di avere due server sempre accesi.

Ma una piattaforma del genere deve anche permettere di arricchirsi con servizi e servizi, come se fossero applicazioni da installare comunemente sul nostro desktop. Pinpoint è una sorta di marketplace in cui le aziende possono trovare applicazioni e servizi basate su Azure. Dallas, nome in codice di un nuovo servizio presentato alla PDC, è una sezione di Pinpoint che offre la possibilità di distribuire dati e informazioni da integrare nelle applicazioni Azure o nelle classiche applicazioni locali. Al momento della presentazione è stata annunciata la disponibilità dei dati di Associated Press, NASA, National Geographic, Nazioni Unite e altri.

I prezzi di Azure si basano su diverse componenti che variano al variare della potenza del server (Windows Azure), della capacità del database (Sql Azure) e delle operazioni compiute (AppFabric). Nella tabella sottostante sono riportati i prezzi, disponibili per esteso anche sulla pagina di pricing del sito Microsoft:

Tabella 1: i prezzi di Windows Azure
Windows Azure Prezzo
Operazioni di calcolo $0,12 / ora
Spazio su disco $ 0,15 / GB
Transazioni dell’applicazione $ 0,01 ogni 10 mila
Banda $ 0,10 in / $0,15 out / GB
Sql Azure Prezzo
Web Edition (fino a 1 GB di dati ) $9,99 / mese
Business Edition (fino a 10 GB di dati ) $99,99 / mese
Banda $0,10 in / $0,15 out / GB
Azure Appfabric Prezzo
Messaggi $0,15 ogni 100 mila
Banda $0,10 in / $0,15 out / GB

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