I guadagni degli artisti, ricavati dalla vendita di musica e dai concerti, sono cresciuti stabilmente negli ultimi cinque anni, mentre gli introiti delle etichette discografiche hanno subito un rallentamento. Questi i risultati di una ricerca condotta da Will Page, economista di PRS For Music, società inglese di raccolta delle royalty.
I dati analizzati rivelano come nell’ultimo lustro vi è stato un ribaltamento dei canoni classici del business discografico. Gli artisti, proprio grazie al P2P, hanno potuto contare su una diffusione capillare ottenendo maggior fama. Per questo motivo, il numero di spettatori ai concerti ha subito un’impennata, tale da garantire ottimi guadagni. Inoltre, i network di filesharing hanno favorito il passaparola fra gli utenti, aumentando le vendite dei dischi autoprodotti.
L’unica categoria penalizzata dal P2P risulta essere quella delle etichette discografiche: gli introiti hanno subito una discesa costante, causata da un modello di business ormai obsoleto e non concorrenziale rispetto ad altre alternative fornite dalla rete.
Page sottolinea come dal prossimo anno, per la prima volta, i guadagni dei musicisti supereranno quelli dell’industria discografica. Così come rimarcato da ZeroPaid, questa affermazione va a smentire le lamentele di cantanti quali Lily Allen. L’artista inglese, infatti, è fortemente ossessionata dalla lotta al filesharing tanto che, lo scorso settembre, ha sollevato la polemica sui media. Secondo la Allen, il P2P è un “vero disastro”, sia a livello economico che di promozione dei giovani artisti.