Negli ultimi tempi, l’industria discografica è più agguerrita che mai. Dopo le questioni legali che hanno portato ad un forte ridimensionamento di The Pirate Bay e Mininova, le major sferrano il proprio duro attacco contro isoHunt. La CRIA, il corrispondente canadese della nostra SIAE, vorrebbe richiedere la chiusura del famoso motore di ricerca, tuttavia il fondatore Gary Fung ha deciso di portar la questione davanti alla Corte Suprema. Il giovane è determinato ad ottenere una risposta giudiziaria che indichi chiaramente se i motori di ricerca torrent siano legali o meno, in modo da creare un precedente.
Fung sostiene che tali motori di ricerca non possano essere considerati illeciti, in quanto forniscono, in linea di massima, un servizio simile a quello di Google. Inoltre, isoHunt ha sempre soddisfatto le richieste di CRIA, rimuovendo file illegali quando opportunamente segnalato. Il famoso portale, inoltre, non può essere considerato responsabile di eventuali violazioni perpetrate dagli utenti, non potendo ovviamente monitorare gli usi privati dei sistemi BitTorrent.
La storia di isoHunt dimostra un certo accanimento, spesso immotivato, da parte dell’industria discografica. Il sito ha sempre risposto positivamente a tutte le richieste portate avanti dalle major, cercando di rimanere il più possibile affine alla protezione del copyright, pur mantenendo un servizio di alto livello per gli utenti. Le nuove richieste, da parte di CRIA, sembrano essere pretestuose, in particolare perché provenienti da un contesto extragiudiziario.
Proprio per questo motivo, Fung ha deciso di portare la questione davanti alla corte: eventuali provvedimenti nei confronti di questi motori di ricerca torrent devono essere stabiliti unicamente dall’autorità giudiziaria, non da singole organizzazioni private.
Difficile fare ipotesi sull’esito del processo. La cosa certa è che, qualora la Corte Suprema affermasse la non colpevolezza derivante della semplice indicizzazione dei contenuti, si potrebbero creare le basi per un importante precedente e, di conseguenza, l’industria sarebbe costretta a rivedere le proprie strategie in materia di protezione del copyright.