L’applicazione non esprime forse oggi tutto il potenziale che incarna, ma in prospettiva Google Goggles è qualcosa di importante poiché permette, sulla base di un enorme database di immagini, di confrontare rappresentazioni similari per trarne i collegamenti opportuni. Per un motore di ricerca ciò significa il confronto tra una foto ed una immagine archiviata per poterne restituire quante più informazioni possibili.
Il funzionamento è estremamente semplice: l’utente non deve far altro che scattare una foto dell’oggetto desiderato ed inviarla a Google, da cui giungerà il risultato della scannerizzazione che trasforma l’oggetto in query. Non occorre scrivere o scegliere altro: semplicemente il motore “vede” l’oggetto, lo cerca e restituisce all’utente le informazioni ricavate. Sette le categorie su cui Google promette di dare risultati apprezzabili: monumenti, libri, informazioni di contatto, opere d’arte, luoghi, vini e loghi. Per ognuna di queste categorie Google ritiene di avere a disposizione un numero sufficiente di informazioni sui quali effettuare i confronti per restituire le risposte cercate.
Fotografando una bottiglia di vino se ne otterranno informazioni descrittive, fotografando un monumento se ne otterrà la storia, fotografando un luogo se ne otterrà il posizionamento cartografico o addirittura il riconoscimento istantaneo. E così via.
L’immagine va scattata alla massima definizione possibile, quindi lo scanner si mette in azione ed in pochi secondi il risultato è a portata di polpastrello. L’applicazione è immediatamente disponibile per telefoni Android a titolo gratuito (l’unico costo correlato è per il traffico, il cui costo dipende pertanto dall’abbonamento in essere con il proprio carrier di telefonia mobile) e per il futuro è prevista una versione di Google Goggles anche per altre piattaforme.
Per l’utente trattasi di una esperienza di ricerca rivoluzionaria. Non occorre infatti alcuna competenza o capacità: semplicemente si scatta una fotografia di un oggetto ignoto e se ne otterrà una descrizione che va al di là delle conoscenze pregresse o della capacità di comporre una query ben formata. Tra l’oggetto e la descrizione non v’è elaborazione umana, quindi, che non sia il semplice click sul pulsante del telefonino che scatta la fotografia. La bontà dell’applicazione, però, dipende in larga parte dalla vastità e dalla bontà dell’archivio immagini di Google, la cui successiva elaborazione permette il confronto (il rating degli utenti fornirà infine le giuste misure per rettificare i risultati proposti).