Hanno fatto il giro del mondo in pochissime ore le immagini del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con il volto insanguinato e l’espressione smarrita dopo l’attacco avvenuto ieri in Piazza Duomo a Milano, quando il Premier, dopo aver chiuso un comizio, è stato colpito al volto dal lancio di una statuetta.
Tutto è avvenuto attorno alle 18:20, quando Berlusconi, appena sceso dal palco dopo il suo discorso, stava salutando alcuni presenti tra i tanti che si erano avvicinati per salutarlo, una folla di sostenitori del PDL tra cui si era però intrufolato Massimo Tartaglia, un uomo di 42 anni con problemi mentali (così si è saputo qualche ora dopo) che, elusa la scorta, è riuscito ad avvicinarsi a poca distanza dal presidente e a colpirlo violentemente con il lancio di un souvenir di quelli che si trovano in vendita nella piazza davanti al Duomo di Milano.
Un gesto grave che ha causato a Berlusconi la frattura del setto nasale, una ferita lacero-contusa al labbro per cui sono stati necessari alcuni punti di sutura, e un dente fratturato, un gesto violento verso una delle più alte cariche dello Stato, che ha fatto immediatamente il giro del mondo grazie alla Rete. Già dopo una mezz’ora anche le versioni online dei principali giornali stranieri titolavano la home page riportando la notizia dell’attacco a Silvio Berlusconi, arrivando sulla notizia prima di altri media e prima della televisione stessa, come spesso capita all’informazione sul Web.
Un “tam-tam” mediatico che ha dato subito ampio risalto all’accaduto e che, come sempre capita in queste occasioni, ha diviso il popolo della Rete, espressosi come sempre più spesso accade tramite la creazioni di gruppi su Facebook, in opposte fazioni tra chi condannava senza mezze misure il gesto violento e chi, invece, ne approvava l’esecuzione.
Al solito il pubblico ha trovato nel Web il mezzo per esprimere il proprio punto di vista e non subire passivamente l’informazione che TV e giornali hanno diffuso e diffonderanno sul tema. Non tutte le posizioni ovviamente sono condivisibili ma rappresentano pur sempre un disagio verso il clima politico che si è venuto a creare in questi anni in Italia.
Tornando a Facebook, va detto però che proprio la creazione di simili gruppi, espressione di sentimenti opposti, rischia di ritrascinare nuovamente la Rete sul banco degli imputati in quel processo senza fine che vive proprio di queste occasioni per prendere vigore.
Già stamattina, ad esempio, il TG5 Mattina offriva una panoramica, con tanto di schermate prese da Facebook, per evidenziare le risposte del popolo del Web, un’azione che probabilmente verrà seguita anche da altri organi di stampa e che non farà altro che dare risalto e rilevanza al pensiero di quanti vedono nella Rete un luogo di “anarchia” e di inciviltà.
La speranza insomma è che non si faccia come in passato, quando fu dato fin troppo peso a gruppi discutibili creando un po’ di confusione in chi non ha chiaro cosa sia un social network e cosa sia il Web 2.0: si spera che stavolta si dia più spazio al fatto in sé e non ai commenti di chi, per partito preso o per semplice voglia di andare controcorrente, si metterà su posizioni “estreme”.
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