Facebook non ci sta. Il social network, attaccato negli ultimi giorni a causa di un’imprevedibile escalation di polemiche scatenate dai gruppi pro/contro Berlusconi e pro/contro Tartaglia, ha deciso di intervenire per recuperare una situazione che è andata degenerando. Le ultime dichiarazioni di Renato Schifani hanno rappresentato l’estrema provocazione, così l’invito è partito dal responsabile europeo del social network Richard Allan: «Siamo pronti a discutere e verificare come poter intervenire più efficacemente in futuro».
Allen e Schifani, quindi, si incontreranno nei prossimi giorni. L’invito è una sorta di abbozzato contropiede, un modo per cercare un approccio amichevole dopo che Schifani ha affiancato il social network ai peggiori ricordi degli anni di piombo. Schifani, da parte sua, non ha potuto far altro che raccogliere la mano tesa della controparte, plaudendo alla costruttività dell’approccio ed offrendo la propria completa disponibilità: «Rifletteremo assieme per individuare regole e procedure per evitare che sui siti si possano inserire inni di istigazione all’odio e alla violenza che non fanno bene al Paese e a volte configurano estremi di reato».
Dell’incontro si conosceranno presumibilmente le conseguenze, ma non i contenuti. È prevedibile che Schifani chieda al network spiegazione per i gruppi nati negli ultimi giorni. Facebook spiegherà di non aver controllo e responsabilità per quanto portato online dagli utenti. E se Schifani chiederà di eliminare i contenuti violenti, Facebook spiegherà (come già portato avanti da Google in altri casi) che chiunque può segnalare situazioni fastidiose in modo che l’amministrazione possa intervenire chiudendo eventualmente gruppi o utenti molesti. Schifani porterà avanti casi e cause specifiche e Facebook presumibilmente chiederà che le regole possano essere formulate in modo quanto più neutro possibile, così che la libertà di espressione possa essere garantita e la discrezionalità di intervento possa rimanere nell’alveo delle responsabilità del network.
In discussione, sicuramente, ci saranno le proposte scritte dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni e già portate in Consiglio dei Ministri: l’Italia teme che possa essere formulato l’ennesimo bavaglio, mentre il network ha il dovere di tutelare i propri utenti e la propria libertà d’azione. Facebook, soprattutto, cercherà presumibilmente di spiegare sé stesso a chi ha criticato un fenomeno di grande successo in Italia pur senza conoscerne a fondo le dinamiche, ma solo criticandone le principali deviazioni giunte sui media mainstream.
Facebook ha chiesto l’amicizia a Schifani, Schifani l’ha concessa. Facebook cambierà il proprio messaggio di stato e sarà quindi Schifani a dover scegliere tra un “commenta” critico, un “condividi” di grande valore o un “mi piace” che porrebbe fine ai fastidiosi scontri verbali degli ultimi giorni.