L’opposizione francese a Google Books è stata pregiudiziale fin dall’inizio. Il paese transalpino, infatti, non ha mai accettato fino in fondo l’invadenza del motore di ricerca, opponendo resistenza fin dal primo giorno alle velleità di Mountain View sulle opere francesi. Prima la Biblioteca Nazionale (che contestava peraltro i tentativi di egemonia culturale che gli stati Uniti stavano portando avanti tramite le proprie aziende di punta), poi gli autori e gli editori, ora una sentenza vera e propria: Google ponga fine al proprio lavoro di scannerizzazione delle pagine.
L’iniziativa è stata avviata da La Martinière Groupe, a cui si è in seguito aggregata la denuncia della French Publishers Association (FPA, associazione che accomuna oltre 400 editori indipendenti). La richiesta era triplice: 21 milioni di dollari a risarcimento danni, l’interruzione immediata della scannerizzazione dei libri francesi e l’interruzione in parallelo della distribuzione dei volumi indicati nella documentazione consegnata alla Corte. Il giudice ha parzialmente accolto le richieste, riducendo pesantemente la sanzione pecuniaria (stabilita in 430 mila dollari) ed imponendo l’interruzione delle scannerizzazioni e della distribuzione online dei volumi già digitalizzati.
La differenza tra la giurisprudenza francese e quella statunitense è nella considerazione del “fair use“: in Francia non ha prevalso la bontà degli intenti e la legge ha tutelato con maggior fermezza i detentori del copyright al cospetto delle opportunità offerte dal motore di ricerca americano.
Google ha commentato con forte rammarico la decisione della Corte. Ha preso parola Alexandra Neri, parte del team legale di Google France: «penso abbia vinto nessuno. Questa decisione semplicemente riduce i progressi nell’accesso alle informazioni online. La difesa dei diritti degli autori è parte della tradizione francese, ma ora la Francia potrebbe rimanere indietro, senza accesso alla propria stessa cultura». Dichiarazioni scontate, che mettono il paese di fronte ad un bivio dal quale Sarkozy ha cercato di smarcarsi in anticipo. Se Google, infatti, spiega che il paese sta perdendo una grande occasione per la promozione e l’accesso alla cultura, Sarkozy ha già annunciato come abbia intenzione di investire pesantemente nelle opere di digitalizzazione dei libri in un’opera condotta dalle istituzioni invece che da una azienda privata straniera.
La sentenza francese non avrà ovviamente peso alcuno sulla proposta di accordo che Google ha proposto negli Stati Uniti per la class action contro le digitalizzazioni del gruppo. Ciò nonostante, trattasi dell’ennesimo tassello negativo per una proposta più volte riformulata ed ora al vaglio delle autorità prima di una eventuale autorizzazione che in qualche modo riscriverebbe i contorni del diritto d’autore nella concezione della giurisprudenza statunitense.