Che il Papa voglia per la Chiesa un futuro sempre più digitale, sempre più aperto e sempre più centrale nelle comunicazioni episcopali è qualcosa che non può essere considerata né nuova né sorprendente. Da mesi, infatti, dal Vaticano arrivano messaggi chiari che guardano tutti alla 44esima Giornata mondiale per le Comunicazioni Sociali. Il Santo Padre è tornato sull’argomento negli ultimi giorni, ribadendo lo sforzo che intende chiedere alla Chiesa a partire dalla base fino alle massime cariche ecclesiali: Internet è una risorsa e la Chiesa deve saper rispondere alle esigenze (e sollecitazioni) dei tempi odierni utilizzando quei canali ove l’evangelizzazione avrebbe maggior riscontro.
Le parole del Santo Padre sono disponibili sul sito ufficiale del Vaticano e non fanno altro che lanciare in modo ancor più diretto un messaggio già ampiamente suggerito in passato: «I moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più importante ed utile l’uso nel ministero sacerdotale. Compito primario del Sacerdote è quello di annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i Sacramenti. Convocata dalla Parola, la Chiesa si pone come segno e strumento della comunione che Dio realizza con l’uomo e che ogni Sacerdote è chiamato a edificare in Lui e con Lui».
La Chiesa incoraggia così le parrocchie ad agire attivamente e la Chiesa si propone come riferimento tanto per quanti ancora non si sono mossi in questa direzione, quanto per coloro i quali hanno portato avanti esperimenti avventurosi e non sempre allineati. La Chiesa, infatti, non dovrà soltanto usare il nuovo canale, ma dovrà anche capirne le dinamiche ed omologarne l’adozione all’interno delle proprie millenarie strutture, del proprio linguaggio e delle proprie tradizioni. Ma c’è qualcosa che viene prima ad ogni possibile dubbio: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!». Il messaggio paolino è una chiamata all’azione il cui eco risuona prepotentemente in questa epoca di grande cambiamento: «il Sacerdote viene a trovarsi come all’inizio di una “storia nuova”, perché, quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più egli sarà chiamato a occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola».
La consapevolezza con cui la Chiesa suggerisce il grande passo, però, è segno di maturità: non si va sul Web semplicemente per “esserci”, ma si va per usare sapientemente uno strumento di enorme potenziale. «Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il Sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l’uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Più che la mano dell’operatore dei media, il Presbitero nell’impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare unanima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della “rete”. Anche nel mondo digitale deve emergere che l’attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale».
La lettera di Papa Benedetto XVI è una missiva chiara e diretta: «A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovo l’invito a cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova “agorà” posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione».