Continua la querelle Fapav-Telecom con un nuovo botta e risposta. Già in passato ci siamo occupati delle pressioni delle Fapav, associazione anti-pirateria audiovisiva, su Telecom Italia per le scarse misure prese dal provider contro il P2P. La novità non si discosta, fondamentalmente, dal tracciato già segnato: la Fapav avrebbe incaricato una società francese, la CoPeerRight, di monitorare dei siti di download, probabilmente dei motori di ricerca torrent, e i loro utenti.
Il risultato è stato che nei casi di download illegale accertati, ben oltre i 2 milioni, essi siano stati fatti per la stragrande maggioranza tramite utenze Telecom. Con questi dati alla mano la Fapav ha pensato bene di richiamare l’ISP ai suoi doveri di antipirateria: potrebbe almeno oscurare tali siti, come sta per avvenire a The Pirate Bay, e avvisare i suoi utenti che il file sharing di file protetti da copyright è una pratica illegale.
La replica della Telecom è passata da una convocazione di entrambe le parti dal Garante delle Privacy.
La Fapav è accusata di aver spiato gli utenti Internet italiani, ben oltre il confine della legge. In particolare, se tramite la fantomatica CoPeerRight, l’associazione antipirateria avesse individuato gli IP dei pirati, questa prova sarebbe inutilizzabile, se non per accusare la stessa di violazione della privacy.
Ovviamente la Fapav nega di aver fatto tutto ciò, ma mentre i due contendenti si battono all’arma bianca, i pirati farebbero bene a collegarsi ai siti torrent tramite proxy o utilizzare programmi con sistemi di offuscamento o crittaggio dati decenti. Oppure software come Tribler, che permettono di utilizzare BitTorrent senza passare da tracker e/o motori di ricerca via siti Web.