Un utente danese di The Pirate Bay sta probabilmente vivendo questi momenti come la materializzazione di un incubo. Il suo IP è stato di recente monitorato da Antipiratengruppen, che non è un reparto speciale delle S.S. versione Sturmtruppen di Bonvi, ma un gruppo anti-pirateria che, grazie alla collaborazione del provider, è arrivata a scoprire la sua identità.
Il pirata si ritrova ora con gli hard disk sotto controllo e con gli avvocati dell’associazione che già lo additano come “pesce grosso”. Che lo sia, in realtà, non ci sono al momento prove dato che il monitoraggio che lo ha interessato parla dell’upload di 4 film. Ad ogni modo, l’antipirateria ha un bisogno matto di sensazionalismo per coprire l’evidente scarsità di risultati, quindi i proclami non paiono, in questo senso, fuori luogo.
Secondo TorrentFreak, però, dietro questa definizione ci sta piuttosto la decisione delle corti danesi di non accettare il monitoraggio dell’IP come prova sufficiente per constatare un reato di pirateria.
Dichiarare allora il pirata “pesce grosso” era l’unico modo legale per Antipiratengruppen per farsi concedere il permesso di sequestrargli gli hard disk, in modo di arrivare all’evidenza “fisica” del reato.
Tra i commenti alla notizia, spicca sicuramente quello che addita il malcapitato come “moron”, in quanto tutti dovrebbero sapere che l’upload tramite The Pirate Bay è piuttosto rischioso: l’impressione generale è che il ragazzo in questione non fosse esattamente un genio della pirateria.
Ad ogni modo, per questa volta il povero pirata danese sarà costretto a pagare una multa, il cui importo è ancora da stabilire. Gli auguriamo che, in controtendenza con quanto succede nel mondo, questa abbia proporzioni umane.