Gli ebook saranno meno liberi di quanto qualcuno potrebbe aver auspicato. La conferma giunge dal Los Angeles Times, il quale ha notificato il fatto che i libri digitali in vendita per iPad saranno dotati di Digital Right Management: un lucchetto vero e proprio, in grado di saldare il rapporto tra il contenuto ed il supporto, limitando le possibilità dei pirati e tutelando pertanto il detentore dei diritti sul prodotto acquistato.
La tecnologia utilizzata per tutelare i contenuti sarà la nota FairPlay, la medesima già presente su iTunes per difendere musica e film dal possibile utilizzo non autorizzato. Apple, insomma, intende estendere ad iBook ciò che ha già reso rivoluzionaria la presenza della mela nel mondo della musica digitale: la difesa dei contenuti impedisce la pirateria degli stessi, difendendo i diritti dei legittimi titolari del copyright e massimizzando la rendita del marketplace. Ciò che era valido in origine per la musica, quindi, sarà ora semplicemente traslato ai contenuti testuali degli ebook.
Apple né conferma né smentisce: si tratta di un no-comment che sa di tacito assenso e che comunque avrà vita breve poiché Marzo si avvicina e con esso l’arrivo dell’iPad sul mercato. I dettagli potrebbero a questo punto fare la differenza, però: il DRM di iTunes è stato a lungo contestato per il rigido vincolo che ha generato nell’uso dei contenuti sul prodotti di Cupertino, cosa che potrebbe ora essere evitata fin dal principio oppure riconsiderata nel tempo così come è stato per il music store (ove le tracce DRM-free sono state rilasciate soltanto in seguito – un anno fa – e con tanto di compromesso sul prezzo fissato sulle tracce).
FairPlay potrebbe avere un significato del tutto particolare soprattutto nella gestione dei contenuti informativi provenienti dal mondo dell’editoria. Il caso dei quotidiani e dei periodici, a cui Apple fa forte affidamento per lanciare in grande stile il proprio tablet, è emblematico ed Apple non può che trovare pieno appoggio in una possibile partnership con Rupert Murdoch (capofila dei partner Apple e notoriamente favorevole a sistemi di protezione in grado di limitare copie ed usi indebiti dei contenuti).
La tutela del contenuto, quindi, potrebbe nascere come dotazione standard nella libreria di Cupertino. Apple si accolla pertanto l’onere della distribuzione di massa e la responsabilità tecnica della protezione, ottenendo in cambio parte del guadagno conseguito. Lo schema ha funzionato con la musica, è stato replicato per film e prodotti televisivi ed ora viene logicamente applicato all’ennesima appendice dell’impegno Apple nel mondo dei contenuti digitali.