Il Digital Music Report 2010 redatto dall’IFPI è la fotografia di un cambiamento in atto. Di un settore in fermento, di numero che quantificano le varie fasi di una trasformazione in corso. I numeri distribuiti dalla FIMI (pdf) sono ora relativi al mercato italiano, dopo che alcune settimane or sono la prima versione internazionale ha già delineato i tratti principali del fenomeno globlale.
«Il fatturato derivante dalla musica digitale nel 2009 ha superato i 20 milioni di euro, contro i 16 dell’anno precedente. Una crescita del 27% trainata in gran parte dal successo del download da internet, cresciuto del 24% e degli album online cresciuti del 32%. […] Significative anche le performance nell’area video, dove le vendite di video online sono cresciute del 135% e i video streaming, tra i quali principalmente YouTube, hanno generato circa 2 milioni di euro». Secondo quanto indicato nell’analisi effettuata, la dimensione digitale rappresenta ad oggi circa il 15% del mercato discografico italiano: tale percentuale era pari al 7% nel 2007 ed al 9% nel 2008, il che ben raffigura il boom che anche l’Italia sta sperimentando nonostante la dimensione relativamente piccola dell’esposizione del paese alla rivoluzione digitale.
FIMI-Nielsen, la classifica italiana dei download
Nel report viene sottolineato in modo particolare un fenomeno per certi versi nuovo: l’album, la forma che unisce i singoli in una release univoca, sembra tornato in auge anche grazie alle nuove idee che il digitale ha apportato dopo una prima fase focalizzata esclusivamente sulla distribuzione dei singoli. Forte, inoltre, la propensione degli italiani al “social”: «il 34% degli italiani guarda video musicali su YouTube, contro il 30% della media europea. Anche Facebook raccoglie forti consensi sul fronte musicale con il 27% degli italiani che lo utilizza per seguire gli artisti preferiti contro il 14% degli europei».
Se ancora c’è distanza tra il mercato italiano e quello estero, però, non è colpa né della pirateria, né della cultura musicale. Anche l’IFPI, così come molti altri attori di diversa estrazione, identifica il problema in una cronica assenza di banda larga e di penetrazione della cultura informatica, il che esclude la possibilità di accesso da parte degli utenti alle nuove opportunità abilitate dall’innovazione digitale. Per questo motivo, quindi, il report sottolinea il fatto che «la necessità di adottare decise politiche istituzionali per favorire la banda larga è stata più volte evidenziata dal settore musicale proprio perchè i dati dimostrano la centralità delle reti nello sviluppo dell’economia dei contenuti, area dove l’industria musicale è ormai fortemente orientata».