Un primo rinvio, un secondo rinvio ed ora un terzo rinvio. La scadenza del 18 Febbraio era quella entro cui il giudice Denny Chin, incaricato di decidere le sorti della class action contro Google Books, avrebbe dovuto pubblicare una qualche decisione sul caso. Ma la decisione finale, ancora una volta, è quella di una non-decisione.
Da più parti si è espressamente richiesto che il giudice Denny Chin uscisse dalla vicenda senza pronunciare alcuna sentenza. Secondo gran parte dei rivali di Google (tra i quali Amazon e Microsoft), infatti, il giudice non può sostituirsi al legislatore e nel caso specifico, invece, qualsiasi sentenza sarebbe in qualche modo decisiva nel ridefinire il concetto di copyright. Da questo punto di vista il teorema è sconfitto, perché il giudice ha comunque ufficializzato il fatto che uscirà da questa vertenza con una sua presa di posizione. Al momento, però, il giudice ha voluto astenersi evitando ogni pronunciamento e questa mossa non fa che dilatare i tempi del processo congelando la situazione in una sospensione indefinita.
Tra le righe sembra esserci un nuovo, ennesimo, disperato invito alle parti affinché trovino un accordo che non costringa la corte a pronunciarsi. L’elenco dei favorevoli e dei contrari è stato stilato da tempo ed ognuno di essi ha presentato le proprie memorie al giudice. Quest’ultimo, però, non ha fatto altro che spostare la scadenza a data non meglio definita: «non deciderò oggi. È stato depositato molto materiale». Tecnicamente impossibile vagliare tutta la documentazione presentata.
Tutto, quindi, rimane in sospeso. Ancora una volta. La vicenda Google Books, il destino dei libri orfani, le speranze della concorrenza, il mercato digitale dei libri scannerizzati, le possibili deviazioni della normativa sul copyright: tutto dipenderà dal pronunciamento del giudice Chin (colui il quale ha già pronunciato nel 2009 una sentenza importante quale quella del caso Madoff, il truffatore che grazie allo schema di Ponzi si era costruito una fortuna alle spalle degli investitori), dal modo in cui accoglierà le istanze dei legali di Google e dal modo in cui placherà la pressione degli altri gruppi aventi interesse nel settore.