Una lettera, un principio, una invocazione. Il mittente è la Free Software Foundation. Il destinatario è Google. L’oggetto è la liberalizzazione del codec VP8, qualcosa che, sostiene la FSF può cambiare radicalmente le regole del gioco anche in considerazione del fatto che, proprio tramite Google, il codec potrebbe rapidamente divenire uno standard di fatto per la Rete in tutto il mondo. Con un effetto collaterale che, però, rischia di rendere questa decisione decisamente complessa ed importante: l’egemonia di Flash verrebbe messa seriamente in dubbio.
La lettera parte da un dato di fatto: l’acquisto di On2 da parte di Google per 106.5 milioni di dollari annunciata lo scorso Agosto e completata ufficialmente soltanto nei giorni scorsi. Recita la FSF: «Cara Google, con l’acquisto di On2 ora possiedi sia il maggior sito di video al mondo (YouTube), sia tutti i brevetti dietro un nuovo video codec ad alte performance (VP8). Ci pensi a cosa potresti ottenere rilasciando il codec VP8 dietro irrevocabile licenza royalty-free e portando il tutto agli utenti su YouTube? Potresti mettere fine alla dipendenza del web dai formati video brevettati e dai software proprietari (Flash)».
La Free Software Foundation liscia il pelo a Google e cerca nel gruppo una collaborazione fondamentale: il traino di YouTube, infatti, sarebbe tale da portare uno standard aperto nelle mani di milioni di utenti in pochissimo tempo. Gli strumenti in dotazione a Mountain View hanno un’esposizione di incredibile rilievo, dunque una qualsivoglia decisione in relazione al codec di proprietà potrebbe rapidamente cambiare la situazione in favore di una rete più aperta. La FSF, conoscendo la vocazione di Google, prepara la strada al gruppo invitando all’azione: la chiusura dell’acquisto è cosa vecchia di qualche giorno ed ora il team può tranquillamente muovere le proprie pedine. Nella giusta direzione, però.
La FSF si pone al fianco di gruppi quali Mozilla o Wikimedia nel sottolineare l’esigenza di standard aperti per i video online. «Ora è il tuo turno»: un invito, ma anche una minaccia. Perchè se Google non seguirà la strada dello standard aperto, allora la FSF si sentirà autorizzata a pensare che il gruppo ha perseguito l’idea del dominio sulla Rete invece che non l’apertura della stessa e la libertà degli utenti. Con una carezza finale: «Vogliamo tutti che tu faccia la cosa giusta. Libera VP8, e usalo su YouTube!».