È notizia recente la vittoria dell’ICM Registry nei confronti dell’ICANN. Ed è una sentenza che apre un vaso di Pandora da cui esce tutta la pressione che aveva fino ad ora tenuto a bada una proposta destinata a far discutere: i domini .xxx.
La proposta dell’ICM Registry tornerà presto all’attenzione dell’ICANN, ove andrà vagliata la possibilità di lasciar registrare domini .xxx sotto le regole previste dalla bozza presentata. Nell’idea originale, i .xxx dovranno essere un ambito a parte della Rete, qualcosa su cui il mondo della pornografia potrà agire sotto regole precise, contorni definiti, protezione dell’accesso, tutela dei minori. I proponenti credono che l’apertura di un dominio .xxx sia in grado di arginare la pedofilia online, assicurino la sicurezza informatica, tutelino gli interessi degli investitori nel ricco mercato del porno e possano dare il via ad una nuova era della Rete.
Una decisione simile, però, solleva un problema etico e morale (e non sono la stessa cosa) di enorme importanza: legittimare la pornografia relegandola in un angolo protetto, oppure arginarne l’evoluzione evitando un dominio dedicato? Regalare al settore una vetrina apposita, oppure lasciar libero il mercato chiudendo un occhio su quanto chiunque è invece in grado di vedere durante la propria navigazione?
Senza mezzi termini: la Rete deve avere le sue case chiuse oppure anche sulla Rete occorre una “Legge Merlin” che impedisca simili realtà?
Il problema etico è tutto fuorché superficiale. Assieme alle questioni di ordine economico, sarà questo uno dei temi principali su cui l’ICANN dovrà confrontarsi a breve.