Microsoft ha improvvisamente alzato i toni contro Google in un botta e risposta piccato che vede l’ultima parola provenire da Redmond. La scintilla arrivava però da Mountain View, con Google pronto a puntare il dito contro Microsoft per far capire chi ci sia dietro alle indagini della Commissione Europea nei confronti del motore di ricerca. Microsoft ora risponde con forza, chiedendo a Google di non sviare l’argomento e, soprattutto, di non cercare per forza il rumore dei nemici.
L’accusa Google era dovuta all’origine delle denunce che hanno dato il via alle indagini dell’antitrust europea. Due nomi su tre, infatti, sarebbero ricollegati a Microsoft: l’una direttamente (Ciao è di proprietà del gruppo) e l’altra indirettamente (Foundem è un gruppo aderente all’organizzazione ICOMP, cofinanziata da Microsoft). Per questo nelle prime dichiarazioni ufficiali i legali di Mountain View hanno lasciato intendere come le accuse siano prive di merito, il gruppo sia pronto a collaborare e che, però, dietro questa offensiva ci siano meccanismi inquinati dalla presenza “segreta” di Microsoft alle spalle dei denuncianti.
La risposta a stretto giro di posta, tramite il blog Microsoft dedicato alle questioni legali, con un post firmato dal Vice President and Deputy General Counsel Dave Heiner. Heiner ha dapprima riassunto l’intero corpus delle accuse contro Google provenienti da più parti (non solo le indagini della Commissione Europea, ma anche le accuse in Germania e le questioni relative a Google Books negli USA), per poi contrattaccare: «La risposta pubblica di Google ai crescenti problemi legali consiste nel puntare il dito altrove: verso Microsoft. Google sta raccontando ai giornalisti che i problemi antitrust a proposito della ricerca non sono reali perchè alcune delle denunce provengono da uno degli ultimi competitor rimasti nel settore».
Un dialogo a distanza senza mezzi termini: Microsoft ricorda di essere stata al centro delle accuse dei competitor per anni e di aver dovuto affrontare l’antitrust europea in più di una occasione. Soprattutto, Heiner ricorda che tra i gruppi denuncianti compariva spesso e volentieri anche quella Novell guidata ai tempi da Eric Schmidt, ora pronto sul fronte Google a chiedere che Microsoft si tenga fuori dalla mischia. Per Microsoft, però, la vendetta sembra essere un piatto da servire freddo, ed ora il piatto appare ricco tanto per gli screzi del passato, quanto per le opportunità del futuro (nascoste, in casa Microsoft, dietro il nome di Bing e l’accordo Microhoo).
«Ovviamente, come abbiamo sempre detto, è di vitale importanza che le autorità antitrust ascoltino il punto di vista degli utenti, dei partner e di chiunque sia colpito dalle pratiche commerciali dei player dominanti. Infine ciò che conta non è chi sta denunciando, ma se le pratiche adottate siano o meno anticompetitive». Heiner vuole pertanto riportare il discorso nel merito, confermando tra le righe la propria posizione di prima fila tra i gruppi denuncianti e chiedendo quindi alla Commissione Europea di valutare se il mercato del search sia o meno inquinato dall’eccessiva invadenza del player dominante. La spiegazione offerta è chiara: la navigazione ed il commercio online sono basati interamente su search e advertising, ambiti che, secondo Microsoft, Google controlla con percentuali chiaramente indicative.