L’attesa è stata forte, l’esultanza è stata proporzionale. “Raiperunanotte” è diventata una chiamata alle armi, uno scendere in piazza a rivendicare un orgoglio. È stato presentato e descritto come un evento, e come spesso accade in certe occasioni i vari piani interpretativi si confondono generando verità fasulle. O almeno opinabili. In queste pagine abbiamo sempre evitato la politica ed ancora una volta la eviteremo. Perchè non è di politica (e non certo quella cruda delle elezioni e della propaganda) che intendiamo parlare.
“Raiperunanotte” è stato presentato come un grande evento mediatico («il più grande evento web della storia italiana») perchè ha saputo unire più canali attorno ad un solo contenuto. La diretta era su SkyTg24, su Current Tv, su Repubblica.it, su una miriade di blog, su molte WebTv, sulle radio e sulle tv locali. Ognuno ha contribuito a modo proprio a promuovere l’evento ed a fornire la propria utenza al servizio del messaggio. Da questo punto di vista si è trattato di un esperimento intrigante e sicuramente di grandi dimensioni. Ma qualcosa ancora non ha funzionato. Perchè dopo anni di attesa per vedere internet mangiarsi la tv, in realtà in questo caso è avvenuto il contrario: internet si è prestata alla tv e l’ha promossa come canale elettivo dell’informazione che conta. La dinamica è complessa e di verità assolute non ce ne sono. Ma proprio per questo è necessario esprimere almeno qualche dubbio.
Oltre lo streaming c’è di più
Internet è, soprattutto, interazione. “Raiperunanotte”, invece, non è stato un momento interattivo. Che differenza c’è tra uno streaming ed una trasmissione televisiva? Nessuna, se non la posizione dell’utente e la dimensione dello schermo. La differenza di approccio nel seguire uno streaming piuttosto che la tv, semmai, è stata nell’aprire e chiudere le finestre, nell’arricchire l’esperienza visiva tramite twitterate, discussioni su FriendFeed e scambi di opinioni su Facebook. Ma tutto ciò non faceva parte di una esperienza integrata. Tutto ciò, in realtà, è parte della natura della Rete ma non di “Raiperunanotte”, che in realtà è stato soltanto un flusso tipicamente televisivo che, a causa di ostacoli oggettivi nel giungere tramite il canale tradizionale, ha cercato vie alternative di espressione.
Sotto questo punto di vista i numeri vanno reinterpretati (non politicamente, perchè da questo punto di vista il significato è evidente, ma sotto il profilo strettamente mediatico). 60 mila utenti collegati allo streaming da Repubblica.it, 125 mila dal sito ufficiale, uno stadio da tutto esaurito, piazze gremite e quant’altro sono numeri disomogenei e frammentati, difficili da sommare, difficili peraltro anche da confrontare con le quotidiane ambigue rilevazioni dell’Auditel. E sebbene i numeri siano quantitativamente molto significativi, uno streaming cosa cambia rispetto ad una trasmissione televisiva, se non costringendo ad una minor qualità video e ad una più complessa visione su schermi pensati per essere collegati ad una tastiera?
Una buona occasione perduta, peraltro. Perchè la pagina su Facebook, ad esempio, era densa di commenti. 127 mila i fans raccolti in pochi giorni: numeri di gran prestigio. Animatissima anche la discussione sugli altri social network. Questi ultimi, però, hanno soltanto fatto da cassa di risonanza: l’ambizione di diventare microfono è posticipata a prossima occasione.
La trasmissione stessa, nella sua forma e nel suo svolgimento, non ha certo vissuto di interattività. Le telecamere del Paladozza si sono alternate ai contributi registrati, ma in tutto ciò la rete non ha avuto altro ruolo se non quello dell’output: nessun utente ha avuto modo di portare la propria voce nel flusso dei contenuti, nessuno ha pensato a quanto la rete avrebbe potuto contribuire alla creazione del messaggio. E così “Raiperunanotte” è rimasta in tal senso più una speranza che altro. Chi è stato estromesso dalla Rai ha avuto modo di parlare per una notte come se fosse in Rai comunque, mentre il Web ancora non sarà “Raiperunanotte” per qualche tempo ancora.
Ma l’importanza rimane
Rimane il fatto che, ancora una volta, Internet è stato lo strumento dell’alternatività. La Rete, ancora una volta, è l’altra faccia del sistema, è la via di fuga, è la strada nei boschi che permette di fuggire dai canali controllati che omogeneizzano forma e sostanza dell’informazione. Chi vuole “farla fuori dal vaso” cerca su Internet la propria possibilità, perchè Internet è una rete, ed in democrazia una rete non è controllabile se non entro certi confini.
Anni or sono le tv private (proprio tramite Silvio Berlusconi) escogitarono un’abile modo per aggirare i limiti delle licenze televisive: trasmettendo tutti in contemporanea la stessa trasmissione, è come se configurassero una tv nazionale suddivisa in tanti canali frammentati. “Raiperunanotte” ha rilanciato lo stesso concetto, molti anni dopo, in rivolta contro quello stesso sistema scaturito da quella ribellione di tanti anni fa. Allora si passava dalla tv di stato alle tv commerciali, oggi si passa dalle tv al web, ed in entrambi i casi una nuova realtà ha fatto capolino per farsi conoscere e farsi rispettare.
“Raiperunanotte” è stato un evento da scrivere nella storia della televisione. Difficile, invece, capire come e se sarà scritta nella storia del Web. Non può dunque passare in secondo piano, comunque, il fatto che in questo capitolo della storia della “scatola parlante” italiana comparirà anche la rete come personaggio secondario. Ma la svolta è un’altra cosa. Vi si è avvicinata di più la CNN quando, in occasione del giuramento di Barack Obama, sulla stessa pagina erano presenti testo, video e “dimensione social”. Tre canali nello stesso luogo, una commistione esplosiva piena di sinergie. In Italia i colli di bottiglia sono ancora molti: la banda larga, la cultura informatica, l’invadenza della tv, un sistema politico (e non solo) arroccato su vecchi modi di comunicare. La pulsione, però, è la medesima.
Verrà un giorno in cui “Raiperunanotte” sarà descritto come la prima passeggiata a braccetto tra la tv e la Rete: come una rondine che non faceva primavera, ma comunque la preannunciava. E se in questo caso la strada era decisa dalla tv, in futuro i ruoli saranno ribaltati. Ed è un futuro meno lontano di quanto si possa immaginare.