La American Society of Media Photographers (ASMP) è capofila di una nuova denuncia nei confronti di Google Books per difendere i diritti di quanti hanno visto scannerizzata la propria opera aggirando così il copyright per portare online quanto custodito nelle biblioteche parte del progetto Google. L’accusa segue quindi l’omologa iniziativa portata avanti da autori ed editori, le cui affinità sono molte ma le cui differenze a livello tecnico hanno impedito una iniziativa unica e comune.
La ASMP non si presenta sola al cospetto di Mountain View. Quella presentata, infatti, è una class action che fin dalla prima ora raccoglie le firme delle varie Graphic Artists Guild, Picture Archive Council of America, North American Nature Photography Association (NANPA), Professional Photographers of America (PPA) e tutta una serie di privati professionisti immediatamente d’accordo con l’iniziativa. «La denuncia, che verrà portata avanti da Mishcon de Reya New York LLP, è relativa all’illecita scannerizzazione da parte di Google di milione di libri ed altre pubblicazioni contenenti immagini sotto copyright […]. ASMP e altre associazioni, rappresentanti migliaia di membri, hanno deciso di depositare la class action dopo che la Corte ha negato la loro richiesta di unirsi alla pendente denuncia da 125 milioni di dollari già precedentemente depositata dagli autori dei testi».
Fotografie, riproduzioni, iconografia e quant’altro: tutto ciò che di visuale v’è depositato all’interno dei libri scannerizzati sotto il progetto Google Books è ora oggetto della nuova class action a cui Google dovrà rispondere portando avanti una iniziativa similare a quella già avanzata con gli autori dei testi. La differenza è nelle modalità di indicizzazione, nel modo in cui le immagini sono rappresentate e negli strumenti di accesso alle informazioni. La differenza dei contenuti visuali rispetto a quelli testuali potrebbe consigliare un accordo a parte che impegnerebbe i legali Google in una nuova ed ulteriore soluzione parallela a quella che il gruppo sta già discutendo non soltanto con i denuncianti, ma anche con l’antitrust USA (da cui non è ancora giunto il nullaosta che darebbe il via ad una parziale ridefinizione del concetto di copyright nella legislazione USA).