Dopo qualche settimana di rumor e scatti trafugati dalla redazione, il giorno dell’esordio è ormai prossimo e possiamo ufficializzarlo grazie alla conferma proveniente direttamente da Luca Sofri, il “Wittgenstein” della blogosfera nostrana: “Il Post” nasce domani, martedì 20 Aprile, portando online un nuovo interessante nome per l’informazione online italiana. Luca Sofri è l’autore dell’idea, il fondatore del progetto ed ora il direttore responsabile della nuova testata.
La natura de Il Post ci è spiegata direttamente dalla redazione: «Il Post nasce da un’idea di Luca Sofri e cerca di coniugare l’esperienza del blog Wittgenstein.it con quella di aggregazione e produzione di contenuti originali tipica di testate online come Huffington Post, Daily Beast e Slate. La testata offrirà un’area news con una selezione di fatti ed eventi di respiro nazionale e internazionale. Lo spazio per i blog fornirà invece opinioni e spunti per l’approfondimento sull’attualità. Il Post intende diventare un punto di partenza e non di arrivo per i lettori, indirizzando gli utenti verso fonti e risorse di qualità spesso trascurate o poco conosciute in Italia, smarcandosi dal modello tradizionale di quotidiano online italiano e creando una propria agenda».
Una impostazione alternativa, quindi, che tragga dal Web la linfa vitale di un riferimento che intende essere per definizione diverso. Un nome che intende proporsi tanto per l’aggregazione quanto per il filtro: un «punto di partenza», appunto, che sembra voler fare pesante affidamento sull’opinione per approfondire ciò che è l’attualità (non a caso il team annovera parlamentari e giornalisti, nomi noti e personaggi già conosciuti dall’utenza grazie alle attività che portano avanti con le rispettive occupazioni). Il tutto basando sull’advertising il modello di business abbracciato: «Banzai, il terzo operatore italiano nell’ambito media internet, partecipa al progetto fornendo il supporto tecnico e la piattaforma per l’advertising».
Intervista a Luca Sofri
La nascita de Il Post prefigura scelte importanti, poichè significa lanciare una nuova iniziativa in un mondo editoriale che attraversa un momento non semplice; significa partire dal Web, ove i modelli di business sono spesso in discussione tra chi crede nella pubblicità e chi chiede invece un giornalismo supportato da modelli a pagamento; significa raccogliere una redazione che imponga un movimento proprio, si scavi uno spazio nella moltitudine dei siti informativi esistenti e sappia affermare un carattere distinguibile ed apprezzato. Per questo sono molte le attenzioni riposte su Il Post: è un qualcosa a cui guarderanno in molti per capire se è questa una direzione percorribile, è una esperienza di cui molti faranno tesoro per calibrare le prossime offerte nel settore.
Abbiamo chiesto tutto ciò a Luca Sofri per capire come il team intenda affrontare tutte queste sfide o quali siano, almeno, le speranze della vigilia:
Da una parte le news, dall’altra i blog. Il nome “Il Post” sembra fatto apposta per rimanere in bilico tra le due cose. Dove si inserisce Il Post tra giornalismo e blogosfera?
«Il Post si inserisce a metà strada, cercando di superare l’attuale divisione, spesso strumentale, tra fonti di informazione online come i siti dei quotidiani e i blog. L’idea è nata pensando ad alcune esperienze di successo in ambito internazionale come l’Huffington Post, Slate e Daily Beast. Offriremo a chi ci seguirà notizie, opinioni e approfondimenti cercando di creare una nostra agenda, un nostro modo di vedere e raccontare le cose. Ma è un “nostro” molto aperto alle complicità».
L’Italia che naviga poco, l’Italia dell’informazione malata, l’Italia della televisione, l’Italia dell’editoria cartacea. Ma allora “Il Post” è un atto di coraggio?
«Ma va’: è la nostra parte per migliorare il mondo, e ognuno fa la sua. Il coraggio serve a ben altro: se dobbiamo essere retorici allora parliamo direttamente di ardimento. Partiamo cercando di fare delle cose che non ci sono e di rendere più ambiziose e visibili le molte cose interessanti che si fanno e raccontano in rete, offrire a chi legge un modo nuovo per informarsi online e una diversa gerarchia delle notizie. Non sarà semplice per niente e dovremo fare esperimenti, assestamenti e sbagli. Aiutati dalla collaborazione di Banzai, che ci aiuta nella gestione del sistema che tiene in vita il Post e della piattaforma per l’advertising. Su tutto quello che non è editoriale, sono i soci migliori in circolazione».
Come è composta e come è stata messa in piedi la redazione del sito?
«Ho fatto un post sul mio blog e ho invitato i miei lettori fissi e occasionali a farsi sentire per partecipare al progetto. Hanno risposto in 350, ne abbiamo incontrati oltre 80 e ne abbiamo infine scelti cinque per iniziare. L’età media è intorno ai 25 anni. Mail, CV e altro materiale ricevuto da chi si è proposto sono ora nel nostro database, cui attingeremo per attivare in futuro nuove collaborazioni e farci dare una mano. Davvero viviamo il Post come una cosa che coinvolge moltissimi».
Quali argomenti ci si deve attendere su Il Post? Su quali parametri verrà bilanciata la selezione?
«Chi ci leggerà sul Post troverà di tutto. Cercheremo punti di vista diversi, cercando di mantenere alta l’attenzione sul contesto internazionale, spesso trascurato dai nostri quotidiani molto attenti alle volatili cose nostrane. Il criterio di selezione dei contenuti sarà simile a quello di Wittgenstein.it, ma con una maggiore completezza e un maggior numero di risorse. L’area blog offrirà, invece, opinioni e considerazioni sull’attualità. Tra i nostri blogger ci sono Flavia Perina, Andrea Romano, Giuseppe Civati, Paolo Virzì, Debora Serracchiani, Riccardo Luna, Giovanni De Mauro e Filippo Facci».
Quali obiettivi di breve periodo si pone Il Post?
«L’obiettivo di breve periodo è naturalmente quello di farsi conoscere il più possibile online, far comprendere a chi ci legge che ha sullo schermo un prodotto editoriale nuovo con caratteristiche ancora inedite nel panorama italiano. Sarà il primo passo per raggiungere il nostro obiettivo: rendere l’informazione online davvero rilevante anche per gli altri media. Negli Stati Uniti, e da qualche tempo anche in alcuni paesi europei, le testate che esistono solo online sono un punto di riferimento per televisioni, radio e giornali. Gli old media in Italia sono ancora fermi allo step precedente, si occupano quasi sempre di Rete per lo “strano ma vero” o per strampalate campagne contro i social network, soffrendo spesso di sindrome da assedio». Su L’Espresso si aggiunge il fatto che
L’editoria a pagamento, gli aggregatori in stile Google, la blogosfera e le sue dinamiche, il giornalismo dal basso, i tablet, i paywall: come vede il futuro Il Post?
«Prima dei ragionamenti sui supporti o sulle fonti, contano la qualità e la puntualità dei contenuti. Conta fare le cose bene: poi vengono le discussioni sui formati e i metodi. Noi vogliamo vedere se è possibile – e se siamo capaci – raccontare cose interessanti, affidabili, costruttive più di quanto faccia la media dell’informazione corrente. Non siamo reporter e non vogliamo insegnare a nessuno come si producono le storie e le notizie: però pensiamo di poter fare un buon lavoro nel raccontarle».