Secondo un rapporto dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) la sicurezza del trasferimento dati tramite cavi sottomarini è a repentaglio. Già nel 2008 la rottura di un cavo nel Mar Mediterraneo paralizzò le comunicazioni tra Europa, Medio Oriente e Sud Est Asiatico per più di 24 ore, nel 2006 era accaduto in Asia Orientale.
Il Network costituito da cavi fissati sul fondale del mare oltre a danni fisici (atti terroristici o eventi naturali) rischia soprattutto strozzature causate da un overload di dati da trasferire. Si presenta quindi la necessità di fare affidamento su una rete alternativa che sappia garantire senza impedimenti il flusso dei dati anche in caso di rottura o blocco della dorsale principale. La soluzione che sembra più ovvia è quella di agire in superficie magari con l’utilizzo di satelliti se non fosse che ad oggi il grado di portata non è paragonabile al cavo.
Nel caso dovesse avvenire uno switch-off prolungato della comunicazione, gli scenari che si prospettano sono catastrofici. A risentirne sarebbe in particolar modo l’economia con un crollo dei servizi finanziari che non possono reggere nemmeno un istante senza l’ausilio della Rete, figuriamoci per un lasso di tempo prolungato. Si rischia l’effetto domino con gravi ricadute su banche, istituti finanziari, borse con ripercussioni drammatiche per la vita di ognuno.
Per evitare danni del genere sembra siano già all’opera lobby e istituti per promuovere la realizzazione di alternative nell’interesse di tutti ma prima ancora il loro vista la quantità di denaro che ruoterà attorno a questi faraonici progetti. Gli interessi strategici (ad esempio chi controllerà questa rete?) fanno gola a molti apparati governativi e non, che investiranno ingenti somme per averne ovviamente un lauto ritorno.