Da qualche tempo, Apple ha inserito dei rilevatori di umidità nei propri prodotti. Il sensore, installato ad esempio sull’iPhone e nei laptop targati mela, dovrebbe segnalare quando un liquido entri in contatto con i circuiti interni del dispositivo, invalidandone così la garanzia. A quanto pare, il sistema si è rivelato estremamente impreciso e, di conseguenza, i consumatori statunitensi hanno dichiarato guerra a Cupertino aprendo una class action.
Sarebbero in migliaia gli utenti vittime del sensore: pur non avendo mai sottoposto il proprio iPhone all’esposizione con liquidi, sempre più consumatori si vedono negato il diritto all’assistenza sancito dalla garanzia.
Emblematica è la storia della portavoce della protesta, Charlene Gallion, che lo scorso 15 aprile ha aperto ufficialmente la class action contro Apple. Il suo iPod Touch ha smesso immotivatamente di funzionare e, a causa dell’errata segnalazione del sensore dei liquidi, Cupertino ha rifiutato la riparazione. Pochi mesi dopo, lo stesso è successo al proprio iPhone 3G e, anche in questo caso, la donna si è vista negata la sostituzione.
Nonostante Apple dichiari che tale rilevatore non si attivi in presenza di alta umidità o di climi particolarmente caldi, alcuni tecnici esterni all’azienda avrebbero confermato come basti la tipica umidità estiva per ingannare il sensore. È molto probabile, di conseguenza, che gran parte degli interventi rifiutati per esposizione a liquidi siano, in realtà, legittime richieste da parte dei consumatori.
Cupertino, al momento, non ha risposto ufficialmente alle accuse ricevute. La class action, strumento molto in voga oltreoceano, è presa molto seriamente dagli organi giudicanti statunitensi. Le possibilità di uscire indenni da questo tipo di procedimenti è molto bassa, è quindi lecito aspettarsi che Apple venga costretta a risarcire i clienti non adeguatamente assistiti.