A poche ore dal rilascio al pubblico, emerge un limite tecnico intrinseco al modello di business legato all’iPad 3G. Trattasi di una limitazione alle capacità di streaming, un massimale da 64Kbps (pochissimo) che rende pertanto estremamente ridotta la capacità del device nel trasmettere un flusso di immagini.
Da una parte trattasi di un limite del tutto logico, poichè evita la fruizione di banda eccessiva salvaguardando così le risorse dei carrier: chi vuol visualizzare un filmato scelga altri supporti e non si appoggi ad una rete 3G. Il che significa una logica organizzazione delle risorse di rete, pur se in limitazione di una libertà che l’utente potrebbe dar intesa come compresa nel prezzo.
Dall’altra trattasi di una insopportabile limitazione per un device che si è promesso agli utenti come nuovo non-plus-ultra dell’intrattenimento in mobilità. Un dispositivo che le pubblicità mostravano sulle ginocchia di un utente, il quale però era in realtà immerso nel WiFi. Male Netflix, male YouTube, del tutto inaccessibile il flusso dei filmati sul sito ABC.
Si tratta quindi di un limite logico, ma penalizzante. Qualcosa, comunque, di cui l’utente deve essere debitamente informato nel momento in cui sta vagliando la possibilità di passare da osservatore interessato ad acquirente pagante.