Telecom Italia non ci sta e, ancora una volta, difende il proprio controllo sulla Rete respingendo ogni tentativo esterno (istituzionale, strategico, aziendale) di mettere le mani su quello che ad oggi è un asset controllato dall’incumbent. Nessuna collaborazione verrà accettata, insomma, a meno che non escluda dal novero delle possibilità una coabitazione gestionale dell’infrastruttura.
Così Telecom Italia respinge le avance di “2010: Fibra per l’Italia“, l’iniziativa di Vodafone, Fastweb e Wind per la creazione della New Generation Network italiana in grado di portare la fibra nelle abitazioni del nostro paese. Il progetto vive su un paradosso: si propone di creare una nuova rete, ma il tutto nella piena consapevolezza del fatto che non è questa una via percorribile a causa degli impossibili investimenti necessari. Per questo l’invito nasce in antitesi a Telecom Italia, ma al tempo stesso apre a Telecom come partner accettabile (ed auspicabile).
Nel giro di pochi giorni, però, Telecom ha voluto ricordare alle controparti chi ha in mano il manico del coltello. Bernabé è stato chiaro: «tutte le ipotesi di collaborazione che non interferiscono con i nostri piani sono benvenute: le esamineremo e studieremo». Telecom rifiuta però qualsivoglia «gestione condominiale» e rigetta pertanto l’idea di una rete gestita in parallelo da più autori.
L’intervento di Bernabé è la conseguenza diretta del tavolo di lavoro convocato da Paolo Romani, viceministro allo Sviluppo con delega alle comunicazioni: Telecom respinge a priori ogni proposta nel solco di “2010: Fibra per l’Italia” poiché vede in questo tipo di approccio un qualcosa di profondamente contrario a quelle che sono le strategie dell’incumbent italiano. Declinato l’invito del viceministro, quindi, e respinta la proposta di collaborazione offerta dalle controparti. Al momento, stando così la situazione, le trattative non possono dunque prendere il via.
Ma in questo quadro si è inserita una variante nuova e probabilmente determinante: dall’UE potrebbe presto arrivare una raccomandazione che costringerebbe Telecom a mettere a disposizione la propria rete ai fini di uno sviluppo rapido ed equilibrato di una rete di nuova generazione in grado di offrire adeguate performance alle necessità odierne del mercato. La bozza, firmata da Neelie Kroes, potrebbe essere un pungolo determinante per la situazione italiana. Vodafone, Fastweb e Wind potrebbero dunque giungere sul tema con ottimo tempismo, pronte a far leva sulle pressioni comunitarie per costringere Telecom ad uno scorporo che, volontario o forzato che sia, sembra ora poter essere all’orizzonte.