Google Street View e wardriving: bigG ammette lo sbaglio

Google Street View e wardriving: bigG ammette lo sbaglio

A fine aprile avevamo parlato di alcune accuse mosse da Peter Schaar, Federal Data Protection Commissioner tedesco, nei confronti di Google, per come il colosso dei motori di ricerca avesse ottenuto alcune informazioni relative alle reti WiFi degli utenti durante le operazioni per la copertura del territorio con il servizio Google Street View.

In parole povere, alcune automobili equipaggiate con un’apposita apparecchiatura hanno invaso le strade delle principali città di tutto il mondo, ufficialmente per fotografare vie ed edifici, ma a quanto pare anche captando informazioni come nome e MAC address delle reti wireless incontrate sul proprio cammino, attraverso una pratica definita di wardriving.

Arriva ora la risposta di Google che, anziché stemperare gli animi, rischia di accenderli ulteriormente. Nel suo mea culpa, l’azienda di Mountain View confessa di aver anche intercettato il traffico dati di tutte quelle reti non protette da password. Informazioni sul tipo di traffico (web, email, FTP, peer-to-peer) mosso dagli utenti potrebbero quindi essere finite nei database di bigG.

Secondo Google si è trattato di un errore, in quanto alcuni porzione di codice scritte nel 2006 sarebbero finite involontariamente nel software che gestisce l’apparecchiatura delle Google Car. Per rimediare, l’attività di mappatura è stata al momento sospesa e l’azienda ha promesso che, d’ora in poi, ogni revisione del software verrà analizzata a fondo da una società esterna. Per tranquillizzare, è stato comunque reso noto che i dati raccolti sarebbero spesso incompleti o insignificanti, in quanto l’automobile si muove di continuo, uscendo nel giro di pochi decimi di secondo dalla portata di una rete casalinga.

Basterà questo a contenere il danno all’immagine? Che Google sia un’azienda fortemente interessata a conoscere le abitudini e le preferenze degli utenti è certamente fuori da ogni dubbio e, al fine di poter offrire servizi specifici a specifici target, le attività di ricerca e statistica finora svolte erano state tollerate dai netizen, ma in questo caso qualcuno potrebbe mettere in discussione la buonafede dell’ormai onnipresente motore di ricerca.

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