Google Street View, come noto, ha raccolto in passato qualcosa come 600GB di dati grazie alle proprie Google Car. Ma i 600GB non fanno riferimento alle fotografie scattate per mappare le strade percorse, quanto piuttosto traffico sottratto e registrato dalle reti Wifi aperte incontrate sul tracciato. Ora questi 600GB sono al centro di una disputa internazionale tra quanti ritengono debbano essere immediatamente cancellati, quanti ne chiedono una copia immediata e quanti invece ne vorrebbero consegnato l’originale alle istituzioni.
Google, infatti, non avrebbe rispettato la prima scadenza imposta. Ancora una volta è la Germania a fare da apripista: entro Mercoledì Google avrebbe dovuto consegnare i dati raccolti alle autorità tedesche, ma l’obbligo è andato disatteso. Google, infatti, avrebbe spiegato di dover far fronte alla legge e di voler custodire i dati mentre ancora sono in corso le trattative per giungere a stabilire le modalità ed i protocolli esatti per poter permettere a chi di dovere di accedere ai dati per analizzarli.
Negando alle autorità la consegna dei dati, Google starebbe correndo un sicuro rischio, ma la scelta è stata comunque benedetta anche dalla Electronic Frontier Foundation (EFF) da cui giunge una analisi approfondita sui motivi per cui Google farebbe bene, a questo punto, a conservare i dati evitando di consegnarli ad una autorità pubblica senza aver concordato le specifiche operazioni di consegna e cancellazione. La EFF, al tempo stesso, rigetta la richiesta di quei paesi che hanno frettolosamente chiesto la rimozione dei dati poiché tale operazione vieterebbe l’approfondimento della questione (che la associazione stessa definisce grave, anche se apparentemente involontaria, poiché il grado di crescita e di maturità di Google dovrebbero essere sufficienti per evitare simili situazioni.
Negli Stati Uniti, ove Google Street View è già stato fatto oggetto anche di una class action, le autorità avrebbero imposto a Google di produrre una duplice copia dei dati con relativo divieto alla cancellazione dell’originale. Le denunce si starebbero ora moltiplicando nei vari paesi, il che richiederà un concordato per un approccio univoco ed omogeneo al problema, nella salvaguardia della privacy degli utenti intercettati ed al tempo stesso in ossequio alle necessarie indagini da compiere sul caso.
In Italia la situazione sembra apparentemente ferma al punto iniziale, con il Garante a chiedere la sospensione immediata della raccolta dati illecita. Dal documento, però, non emergono indicazioni specifiche circa il trattamento dei dati oggetto della contesa: «Con particolare riferimento a tutti i dati eventualmente “captati” dalle “Google cars”, la società dovrà comunicare al Garante la data di inizio della raccolta delle informazioni, per quali finalità e con quali modalità essa è stata realizzata, per quanto tempo e in quali banche dati queste informazioni sono conservate. Google dovrà chiarire, inoltre, l’eventuale impiego di apparecchiature o software “ad hoc” per la raccolta di dati sulle reti WiFi e sugli apparati di telefonia mobile. La società dovrà comunicare, infine, se i dati raccolti siano accessibili a terzi e con quali modalità, o se siano stati ceduti».