Vi ricordate di “Google ci rende stupidi“? È stato un articolo pubblicato da Nicholas Carr due anni fa, e probabilmente ha generato il più grande momento di dibattito attorno alla Rete degli ultimi tempi.
Ora Nicholas Carr ha pubblicato un libro, The Shallows, che in qualche modo può essere considerato la continuazione ideale di quel lungo articolo.
La tesi si concentrava in particolare sull’attenzione, che va inevitabilmente perdendosi se pensiamo che la maggior parte delle pagine Web viene visualizzata per meno di dieci secondi, e solo una su dieci oltre i 2 minuti.
Oltre a questo, anche il contenuto di ciò che leggiamo sembra a volte fatto apposta per distrarci, e questo può avvenire anche per il semplice fatto che abbiamo lì a portata di mano altre finestre del browser già aperte su pagine che controlliamo ripetutamente.
Carr analizza tutto questo da un punto di vista strettamente tecnico, andando quindi a rintracciare le conseguenze che tutto questo può avere sul nostro cervello.
Ma più che su un’incapacità di concentrazione, Carr sottolinea come a lungo andare ciò che si rischia di perdere è quello che viene definito come “pensiero contemplativo“, o di mettere a rischio la memoria associativa a lungo termine.
C’è da scommttere che anche questo scritto farà discutere a lungo, anche da queste parti quando verrà tradotto.