Un iPhone più potente. Migliorato nella forma e nella sostanza. Limato nei difetti, completato nei suoi limiti, avvalorato nelle sue nuove potenzialità. Il telefono è ora una perla a 360 gradi, ed una volta raggiunto questo obiettivo Apple ha iniziato ad andare oltre per migliorare tutto il contesto nel quale l’iPhone è inserito: ci sono notizie per l’advertising, ci sono notizie per il mondo del business, ci sono notizie per i consumatori più esigenti. Ci sono notizie, tante notizie, per gli sviluppatori. E per digerire tutto in poche ore serve ubriacarsi prima di informazioni, analisi, live update ed articoli come il seguente.
Quando si spengono le luci attorno a Steve Jobs e si riaccende il buzz tutto intorno ad Apple, normalmente la sensazione è quella di sconcerto. Le novità sembrano sempre eclatanti, le mancanze sembrano sempre profonde. È questo l’effetto conseguente alla grande attesa che si genera prima dei keynote del guru di Cupertino, ed è questo l’effetto che ha seguito anche l’ultimo WWDC 2010. Ma a freddo, a distanza di qualche ora, il WWDC 2010 sembra essere il punto nel quale un cerchio si chiude ed un altro inizia il proprio percorso: la parabola è giunta al proprio climax, di qui in poi tutto si fa più difficile.
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Con il WWDC 2010, infatti, l’iPhone sembra raggiungere la piena maturazione. A questa generazione di smartphone non è possibile chiedere di più: l’iPhone 4 è il non-plus-ultra del suo settore, un telefono che ora vive anche di dettagli hardware all’altezza e di peculiarità software che segnano la differenza rispetto alla concorrenza. iAd è il valore aggiunto che Apple regala agli sviluppatori, un modo per rendere ancor più remunerativa la fantasia e lo sviluppo, mentre la videochiamata ed i video HD portano le potenzialità del device a livelli oltre il quale (come evidenzia opportunamente Jobs) il limite è l’occhio umano.
Di qui in poi l’iPhone in cosa potrebbe migliorare? In performance, nella durata delle batterie, nella qualità delle chiamate? Sotto ognuno di questi aspetti l’iPhone ha raggiunto livelli di qualità eccelsa, coprendo in buona parte i bug con la concorrenza ed andando anche oltre. La maturazione dell’iPhone sarà completa e reale entro poche settimane, quando il telefono sarà nei negozi di tutto il mondo. Poi verrà l’estate, e la corsa ai telefoni di fine anno inizierà ad autunno inoltrato. Cosa potrebbe succedere di clamoroso nel frattempo?
Android è l’unico nome che sta partecipando alla corsa. Nokia e Microsoft sono ferme ai box, in attesa di trovare un equilibrio o eventuali collaborazioni per alzare la posta. Apple ha raggiunto un vertice, un punto di svolta, un limite oltre il quale occorre davvero innovare e rivoluzionare di nuovo per riuscire a mantenere il vantaggio acquisito. Oppure, almeno per un po’, si può vivere sugli allori di una novità che, al pari dell’iPod, ha saputo cambiare le regole del gioco ed approfittarsene fin quando il ciclo di vita è terminato e l’obiettivo si è spostato altrove.
Il nuovo iPhone è qualcosa che impressiona per qualità e fattura, diventando quasi una scelta obbligata (se non ci saranno sorprese a livello di prezzi e di piani tariffari, la cui quantificazione in dollari appare comunque del tutto confortevole) per chi ambisce ad avere in tasca qualcosa di diverso e migliore rispetto ad un semplice telefonino. Il nuovo iPhone è qualcosa di oggettivamente conveniente per tutto quel che permette, è lo Smartphone con la “S” maiuscola. A premiare il telefono con la mela non è la passione religiosa per quel simbolo, non è una fede cieca nella profezia del vate di Cupertino, non è il fascino indiscusso di un evento ben organizzato: a premiare il nuovo iPhone è una oggettiva valutazione del dispositivo nella sua complessità, nel modo in cui Apple ne ha completato il design e nel confronto con l’intera gamma delle soluzioni rivali. La concorrenza a questo punto ha il dovere assoluto di rispondere con novità efficaci, mirate e senza sparare a vuoto alcun colpo, cercando almeno di parificarne l’offerta. Altrimenti il rischio è di consegnare nelle mani di Apple (e Google) un rigido, e meritato, duopolio.
Chi vuol far parte della partita, insomma, parli ora o taccia per sempre un bel po’ di tempo.