La legge bavaglio mobilita il Web e non solo

La legge bavaglio mobilita il Web e non solo

L’hanno definita in tanti modi, ma forse quello che più di ogni altro riassume il senso della protesta in atto in questi giorni su vari media è proprio la definizione di “legge bavaglio“.

Si tratta ovviamente del provvedimento sulle intercettazioni che si pone di regolare un aspetto delicatissimo i cui confini spesso sconfinano pericolosamente tra diritto di cronaca, necessità di fare giustizia e il rispetto per la privacy degli individui coinvolti nelle indagini.

Inutile dire come, vista l’estrema complessità dell’argomento, il dibattito si è fatto via via infuocato, scavalcando le solite barricate politiche per riscuotere un’ampia eco, e non poteva essere altrimenti, sui giornali e sugli altri media, Web compreso.

A essere criticati sono in particolare alcuni aspetti legati all’impossibilità, per chi fa informazione, di pubblicare i contenuti delle intercettazioni prima del giudizio in aula, rendendo di fatto “imbavagliata” la stampa nel poter informare i cittadini circa gli sviluppi delle varie inchieste, anche quelle di un certo interesse pubblico.

Note dolenti arrivano poi per i giornalisti pubblicisti, impossibilitati a svolgere qualsivoglia azione di giornalismo investigativo con il rischio di incorrere in sanzioni elevate.

Tutto ciò ha quindi contribuito a creare un clima incandescente facendo scendere in campo direttamente giornalisti e perfino gli editori, che lamentano il già ricordato rischio di pesanti sanzioni.

Il Web, da parte sua, si è fatto sentire con le proteste (ma c’è anche chi difende il provvedimento e parla di allarme ingiustificato) sui blog, sui forum e sui vari social network, mentre particolarmente curiosa, ma di certo efficace dal punto di vista comunicativo, appare l’iniziativa di Repubblica.it, che ha invitato i propri lettori a inviare dei fotoritratti “a tema” in cui si sottolinea il concetto del bavaglio alla libertà di informazione, con tanto di elementi per richiamare le “bocche cucite“.

Ancora una volta è quindi il Web il media a esporsi di più nel combattere ogni tentativo, vero o presunto che sia, che potrebbe mettere a repentaglio la libera circolazione delle idee e delle informazioni.

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