Se ne è discusso per oltre un anno. Cominciò un certo Rupert Murdoch, e ora siamo arrivati all’accordo: se gli editori vogliono creare un “walled garden” attorno ai loro contenuti per farli pagare, ebbene sia. Ma con la collaborazione di Google, una vetrina alla quale nessun editore può rinunciare, perché è l’edicola del 21° secolo.
Ne ha dato la notizia il sito internet di Repubblica, un vero scoop che si sta propagando alla velocità della luce in tutta la blogosfera. Il nome che si candida a cambiare tutto nel mondo dell’informazione online è Newspass.
Non si sa molto di questo nuovo sistema, ma quel poco che pare essere uscito da Mountain View dice che Google e gli editori stanno per stringersi la mano. Newspass, infatti, sarà una piattaforma alla quale Google inviterà gli editori per accreditare i contenuti indicizzati.
In altri termini, l’internauta troverà nei risultati della sua ricerca anche i contenuti a pagamento. Con un click potrà decidere di acquistare con un sistema che prevede una pre-iscrizione con l’inserimento dei dati di fatturazione. La gestione sarà di Google, i dati condivisi con gli editori.
L’eccezionalità della piattaforma non si esaurisce qui. Al contrario della logica dei padroni dei dispositivi, in questo caso saranno i produttori di contenuti a prendersi la fetta maggiore dei ricavi.
Sembra lontano il tempo in cui Google veniva accusato di concorrenza sleale, di egemonia della raccolta pubblicitaria e abuso di posizione dominante, sfociata in Italia anche in un ricorso all’autorità Antitrust da parte della FIEG. Ora i due vecchi nemici ? che forse nemici per davvero non erano mai stati ? sono partner. Quale modello ne uscirà? E funzionerà?
Zittorio Zambardino, autore di “Eretici Digitali”, ha autorevolmente commentato la notizia. Sottolineando un aspetto importante, e facendo autocritica:
Google si è dovuto precipitare verso la creazione di un suo modello commerciale, che finora non era nato perché a Mountain View pensavano di poter sfruttare all’infinito i produttori di contenuto, dandogli in cambio la miseria dei link. E qui appare lungimirante la guerra di Murdoch contro Big G, che a molti non era piaciuta.
Le questioni in campo sono moltissime, dal passaggio testata giornalistica/singolo articolo, che porta ad esaltare il ruolo del consumatore di informazione nella liquidità nel Web, fino al calcolo del reale margine di ricavo per il giornalismo rispetto ai micro pagamenti. Solo con ulteriori approfondimenti sarà possibile affrontarle una alla volta. Anche perché Newspass vedrà la luce alla fine del 2010.
Un paio di domande ce le possiamo comunque porre: stavolta ci abitueremo a pagare per leggere degli articoli, o vincerà la cultura free di internet? E soprattutto: diventando non solo il maggior raccoglitore pubblicitario del Web ma anche una banca che distribuirà questo denaro, Google cosa si candida ad essere per le nostre vite?