«Al comma 29, lettera a), sostituire il secondo periodo con il seguente: “Per le pagine pubblicate sulla rete internet, le dichiarazioni o le rettifiche sono inserite, attraverso una nota e senza alcun commento, in calce all’immagine o al testo cui fanno riferimento, entro quarantotto ore dalla richiesta se si tratta di una pagina appartenente ad un sito di informazione registrato presso la cancelleria del tribunale ai sensi dell’art. 5 o presso il registro degli operatori della comunicazione. In tutti gli altri casi, il termine è di sette giorni e decorre dal momento in cui il gestore della pagina, che agisce anche in forma anonima, prende a carico la richiesta di rettifica“».
Sono queste le parole con cui l’on. Roberto Cassinelli ha formulato la propria proposta di emendamento al ddl intercettazioni di cui molto si sta discutendo in queste ore tanto per quanto concernente il diritto di informazione in Italia, quanto in relazione al “bavaglio” che la norma imporrebbe alla rete nostrana. «Credevo che avremmo avuto più tempo ma, per una volta, il Parlamento italiano ha dimostrato di funzionare con efficienza: già da oggi il ddl intercettazioni sarà discusso in Commissione giustizia a Montecitorio. Per questo, ho dovuto stringere e raccogliere le idee pervenute, pur nel poco tempo a disposizione e senza che l’iniziativa sia stata da me in alcuna maniera pubblicizzata, su questo blog e sugli altri che hanno dato una mano».
Cassinelli, in Parlamento tra le fila de PDL, non introduce un sovvertimento radicale della strada intrapresa, ma piuttosto un testo che si auspica possa rappresentare «un importante passo in avanti». Cassinelli porta avanti il proprio principio direttamente dal blog personale, ove già nei giorni passati aveva chiaramente espresso la propria opinione:
- «non sono d’accordo con chi sostiene che solo le testate registrate (es. Corriere, Repubblica, il Giornale, ecc.) dovrebbero sottostare all’obbligo di rettifica. Se un qualsiasi blogger scrive sulle proprie pagine che Tizio è un ladro, chi cercherà il nome di Tizio su Google potrebbe finire proprio su quel post in cui si scrive che Tizio un ladro. E se Tizio non è un ladro ma un onesto lavoratore, non vedo perché non possa chiedere al blogger di rettificare»;
- «credo, invece, che al blogger di prima debbano essere posti termini diversi rispetto a quelli relativi ad una redazione professionale: un amatore non ha sempre il computer a disposizione, potrebbe avere l’adsl guasta, o essere in vacanza, o semplicemente non avere voglia di navigare per un paio di giorni. Per questo ho proposto una distinzione: 48 ore per una testata registrata, 7 giorni per un sito non registrato».
Lo sforzo è quindi proteso ad una collaborazione con chi in rete si sta occupando del problema, ma con un limite preciso: l’emendamento proposto non vuol andare contro il ddl intercettazioni, ma soltanto plasmarne l’impatto sulla rete per rendere il tutto meno incisivo e più attento alle differenze esistenti tra un giornale ed un blog, una testata editoriale ed un sito privato, una pagina online ed un riferimento di tiratura nazionale.
Da sottolineare all’interno dell’emendamento una questione formale che, a ragion veduta, va ben oltre la semplice forma: «La parola “internet” fa parte del vocabolario della lingua italiana, quindi è incomprensibile il reiterato tentativo del legislatore di utilizzare definizioni particolarmente complicate per indicare i siti pubblicati in rete. L’emendamento parla di “pagine pubblicate sulla rete internet” anziché di “siti informatici”». Dare una definizione al contesto è il primo modo per consegnarvi una dignità sua, una considerazione specifica e l’attenzione meritata.