È successo in una calda domenica di luglio. Gli hacker hanno colpito YouTube, con un attacco senza precedenti. E ora Mountain View è in imbarazzo. L’attacco è avvenuto dopo che alcuni hackers hanno distribuito in un forum una breve stringa di codice di poche lettere da inserire nei commenti.
Ora è innocuo, ma domenica è bastato questo per scoprire un baco clamoroso nel sistema. A questo punto, molti si sono divertiti a modificare i video presenti nel sito, inserendo frasi offensive e pop up con false notizie.
A farne le spese, proprio una stella musicale nata su YouTube, Justin Bieber: sui suoi video, la notizia della sua morte. Ma molti altri hanno pagato questa incursione un po’ macabra, come ad esempio Lady Gaga, che soltanto qualche ora prima aveva incassato il traguardo dei dieci milioni di fan su Facebook.
La lunga giornata di YouTube ha visto impegnati gli ingegneri di Mountain View per alcune ore prima di riparare la falla. Ma su Twitter, pochi minuti dopo già giravano messaggi di questo tipo: “Via da YouTube, il vostro PC è in pericolo!”.
Il codice utilizzato dagli hacker, infatti, può servire (ma solo a veri esperti) per risalire ai dati degli utenti, e la perdita delle proprie password avrebbe conseguenze disastrose per gli uset. Per non parlare del phishing e del cross-site scripting, per cui un utente avrebbe potuto essere indirizzato a sua insaputa verso siti con malware.
Non sono queste però le intenzioni “politiche” degli hacker in questione (sulla cui identità si moltiplicano le ipotesi ma senza alcuna certezza), che hanno scritto un testo di rivendicazione:
Oggi abbiamo dimostrato che possiamo ancora mettere sottosopra il Web.
Ci sono molte ipotesi sulle ragioni che possono aver fatto scattare questa offensiva. Quella più accreditata richiama il progetto annunciato dall’azienda solo due giorni prima, cioè quello di inserire spot nei video. Una decisione che non piace, questo è sicuro, alla blogosfera più radicale.
Ma pare che anche la data non sia casuale: gli hacker hanno attaccato altri siti, come iTunes e Wikipedia, lo stesso giorno. Quasi fosse un “Indipendence Day” dei pirati informatici.