C’erano una volta i vinili, poi le musicassette i compact disc. Venne anche il tempo dei file mp3 e infine quello del cloud computing. Tanti modi diversi, supporti fisici e non, per la fruizione dei contenuti, nella fattispecie musicali. Il prossimo passo in questo inevitabile processo di evoluzione (o involuzione, come grida a gran voce il popolo degli audiofili) è proprio quello che vede il Web mettersi a disposizione degli utenti per diventare piattaforma virtuale del proprio catalogo musicale, come una sorta di gigantesco scaffale perennemente disponibile da cui attingere di volta in volta a brani e dischi preferiti. Questo il concept alla base di un servizio come MP3Tunes, che proprio in questi giorni si aggiorna con una nuova versione dell’applicazione per sistemi Android e il lancio dell’iniziativa “Buy anywhere, listen everywhere”.
La traduzione letterale “Compra e ascolta ovunque” rende alla perfezione l’idea che ha spinto i suoi sviluppatori a rilasciare un aggiornamento del software disponibile nello store mobile di casa bigG. All’utente viene offerta la possibilità di acquistare legalmente la propria musica dove più gli aggrada (iTunes, Amazon, Napster ecc.) e riporla in un contenitore virtuale offerto dal servizio, così da potervi accedere in qualunque momento e potenzialmente attraverso qualsiasi device dotato di connettività Internet. Non importa che sia un telefono, uno smartphone, un computer fisso, notebook, netbook, tablet, lettore mp3 o media center: chi ha pagato il diritto di ascoltare album e brani deve potervi accedere sempre e senza limitazioni.
Un approccio che sembra andare a genio ai 500.000 utenti che, dal lancio datato 2005, si sono iscritti a MP3Tunes. Secondo i dati diffusi dall’azienda stessa, il 25% degli utenti ha optato per una sottoscrizione a pagamento, in cambio di maggiore spazio per lo storage dei file. Al momento i primi 2 GB sono gratuiti, ma preso il limite verrà esteso a 10 GB. Risultati che spingono Michael Robertson, fondatore del servizio già noto per aver registrato nel 1997 l’ambitissimo dominio mp3.com, a scrollarsi di dosso con decisione le accuse delle case discografiche relative a presunte violazioni di copyright. L’ultima causa intentata nei suoi confronti, da parte di EMI, si è risolta nel 2008 in un nulla di fatto, riconoscendone così la legalità dell’operato. La major è comunque ricorsa in appello e una decisione definitiva sulla questione deve ancora essere emessa da parte dei giudici.