La presentazione tra mille effetti speciali di ieri sera ha visto il grande sacerdote della Mela, Steve Jobs, maneggiare nuovi iPod grandi come francobolli, iPod Touch, scatolette per lo streaming televisivo.
Ma la vera novità del Keynote di San Francisco è Ping: il social network musicale creato a partire da iTunes.
Ping fa una cosa semplice: converte la libreria multimediale di Apple in una rete di followers. C’era già tutto: i dati, gli utenti, i loro interessi. Così lo ha presentato Jobs:
iTunes è la comunità musicale numero uno al mondo, con oltre 160 milioni di utenti in 23 Paesi, e ora abbiamo aggiunto anche il social networking. Con Ping si possono seguire gli artisti preferiti e gli amici, partecipando così a una conversazione senza confini con i più sfegatati fan della musica.
Qualcuno già lo chiama “il Facebook della musica“. Anche se le caratteristiche del software fanno pensare a un mix tra Twitter, Facebook e, nelle potenzialità commerciali e di vetrina per gli stessi musicisti, anche a MySpace. In realtà non è niente di tutto questo, e si rischia di rimanere delusi. Vediamo perché.
Ping nasce fondamentalmente per consentire di pubblicare i propri pensieri sugli artisti musicali, condividere album e canzoni, ovviamente scaricabili da iTunes, accedendo ai quali in automatico si creano elenchi dei concerti e altre informazioni.
Si crea un profilo, si decide, liberamente, di seguire e farsi seguire nei propri interessi, che sono pubblicizzati all’interno della comunità. È tutto molto orientato al vedi-clicca-spendi.
D’altronde le cifre parlano chiaro: 12 miliardi di brani musicali scaricati, 450 milioni di episodi TV, 100 milioni di film, 35 milioni di eBook. iTunes serve a questo, e Ping serve a iTunes.
Alcuni commentatori lo hanno già definito un social “per guardoni”, vista la particolare forma di privacy che garantisce.
Ping è basato sullo stesso meccanismo degli aggiornamenti di Facebook e Twitter, ma la grande differenza è che su questo social non ci sono “amici”, né si possono riconoscere importandoli da altri social network.
Assomiglia più a un luogo dove, per caso e solo quando pare a te, si scambiano pareri musicali, senza per questo conoscersi meglio. In questo luogo puoi presentarti come te stesso, sempre (follower), oppure decidere di condividere il tuo profilo solo a chi ne fa richiesta (friend).
La terza opzione è quella che merita il termine di “guardone” (lurker): è possibile seguire i commenti di tutti senza che nessuno segua te e i tuoi contributi. Un settaggio della privacy decisamente robusto. Uno scambio di opinioni senza conseguenze.
Ping avrà successo? Prima di tutto, questo social non spaventerà certo Palo Alto. Neppure un utente di Facebook lo abbandonerà optando per quello della mela morsicata. Forse però i loro manager dovranno prestargli attenzione.
Ping è una delle più naturali piattaforme di scambio informazione-download che siano state pensate. E se moltiplicherà i guadagni grazie alla community di iTunes c’è da scommettere che molti proveranno a imitare questo ennesimo trucco del guru di Cupertino.
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