Netflix ha compiuto il proprio primo passo oltre frontiera. Il servizio, nato negli Stati Uniti, per lunghi mesi è rimasto entro i confini USA nonostante la tentazione di una release internazionale in grado di moltiplicarne le opportunità. Poi, proprio nel giorno in cui Blockbuster alza bandiera bianca, il grande passo verso il Canada, verso la consacrazione, verso l’inizio delle grandi ambizioni. Ma è un passo falso.
Netflix è nato come servizio per il noleggio di DVD per via postale, una piccola spina nel fianco per un già sofferente Blockbuster. Quella piccola spina è però diventata una autentica spallata nel momento in cui Netflix ha deciso di traslare la propria attività sul digitale, creando un servizio di distribuzione dei contenuti che potesse fare a meno delle buste e dei francobolli e che si limitasse a servire online il proprio materiale. La fama di Netflix è scoppiata in tutto il mondo e poco alla volta il gruppo ha iniziato la propria scalata ai set-top-box, alle console ed alla pubblica notorietà.
Il passo verso il Canada era molto atteso poichè rappresentava la definitiva maturazione del servizio: nazione nuova, realtà nuova, una prima risposta alle tentazioni internazionali. Sull’esordio si sono stemperate forti speranze, ma il gruppo aveva probabilmente bisogno anche di un minimo traino emotivo in grado di creare entusiasmo e coinvolgimento attorno alla presentazione. Così si è esagerato ed il tutto in modo oltremodo sgangherato.
Alla conferenza di presentazione, infatti, una eccessiva presenza di pubblico ed un innaturale entusiasmo nei confronti del servizio hanno solleticato la curiosità dei giornalisti presenti. Troppe persone e troppo eccitate all’idea di provare Netflix: la curiosità è diventata indagine e presto la verità è uscita fuori.
Netflix avrebbe assoldato vere e proprie comparse per il proprio evento, il che avrebbe consentito di creare maggior enfasi mediatica sul gruppo ed avrebbe portato sui media nazionali interviste preparate ad hoc nel backstage. Il gruppo peraltro nega, riducendo il tutto ad una semplice incomprensione. Steve Swazey, responsabile della comunicazione Netflix, ha infatti pubblicato sul blog ufficiale dell’azienda un messaggio di scuse: gli attori sarebbero sì stati assoldati, ma soltanto per un video corporate e con altre finalità rispetto a quelle denunciate dalla stampa. Gli attori si sarebbero però dileguati tra la gente ed avrebbero rilasciato interviste ai media senza indicazione alcuna da parte del gruppo.
La spiegazione offerta è utile, ma la frittata è fatta. Netflix avrà ora ben altre possibilità per farsi conoscere, ma d’ora in poi avrà anche un bagaglio d’esperienza maggiore in quanto a pubbliche relazioni: colorare gli eventi con spruzzate di entusiasmo è cosa lecita, purchè il tutto rientri in certi limiti. Nel caso specifico la soglia è stata superata tanto da rendersi intollerabile, così il tutto si è trasformato in un boomerang privo di controllo e ben presto tornato indietro per far danni. Patatrac.