Il formato JPEG trova un nuovo rivale sulla propria strada. Tocca stavolta a Google, da cui giunge la proposta WebP per tentare di soverchiare uno standard vecchio e non privo di limiti. Eppure, nonostante la qualità della proposta e la bontà degli intenti, non è detto che il WebP possa sfondare: il JPEG è duro a morire e nel tempo ha resistito a tutta una serie di proposte ed innovazioni che si son messe di traverso con l’ambizione di proporsi come nuovi standard.
WebP è un formato che, spiega Google, si pone l’obiettivo di ottenere una miglior compressione dei dati pur affermando un buon compromesso qualitativo. L’utente che gestisce l’immagine ha la possibilità di codificare la stessa valutando in proprio il livello di compressione da utilizzare (come succede con il JPEG del resto), ma il risultato finale, a parità di qualità, offre a WebP il vantaggio di un peso ridotto del file. Nell’annunciare la nuova proposta, Google spiega di aver provato a codificare 1 milione di immagini scelte a caso sul Web (JPEG, PNG e GIF) e di averne tratto un vantaggio medio pari al 39%.
Google non è la prima a partorire un anti-JPEG: qualcuno probabilmente ricorderà la proposta HD Photo proveniente da Microsoft: resa pubblica originariamente nel 2007, l’idea di Redmond era quella di ottenere un formato sostitutivo al JPEG che potesse non soltanto migliorarne le qualità, ma che potesse anche evitarne i problemi legali che aveva comportato in quegli anni.
Ora Google ha dalla propria un browser, un motore di ricerca, un sistema operativo mobile ed altre carte da giocarsi per favorire l’adozione del nuovo WebP. Google promette vantaggi per tutti: per gli utenti, perchè risulterà velocizzata l’apertura delle pagine; per gli sviluppatori, poiché i siti web potranno giovarsi di una maggior velocità tanto nei confronti dell’utenza, quanto nei confronti dei motori di ricerca (Google, va ricordato, punta da tempo sulla velocità come elemento fondamentale per una indice di ricerca più performante). Ma il vantaggio è anche (forse soprattutto?) per la stessa Google, la quale si troverebbe a gestire un minor traffico sui propri server tagliando così pesantemente sui costi di banda necessari a portare avanti i propri servizi.
Il formato WebP (una commistione basata su RIFF) sarà integrato in Chrome così che il browser Google possa aprire i file relativi senza alcuna necessità ulteriore. Affinchè il formato possa diventare uno standard e possa affermarsi, però, servirà il supporto di browser quali Firefox ed Internet Explorer poiché un formato non può essere credibile se una importante massa critica non ne viene giovata nell’adozione.
L’annuncio è avvenuto sul blog del progetto Chromium ed è stato accompagnato da una gallery di immagini che mettono in confronto le diverse versioni della stessa immagine. Il vantaggio relativo del formato WebP rispetto al JPEG è vario, andando dal 10 al 65%, ed in ogni caso parificando la qualità al cospetto di un peso finale del file minore rispetto all’originale.
Il tool per la codifica WebP è al momento disponibile soltanto per Linux, ma alla voce “Windows” già campeggia un promettente “Coming soon”. WebP, insomma, sta per arrivare: il JPEG ha un nuovo, ennesimo, nemico.