Twitter cambia CEO. Il precedente amministratore delegato Evan Williams, co-fondatore del gruppo, ha infatti annunciato il proprio passo indietro per lasciare il proprio ruolo a Dick Costolo, già COO ed immediatamente girato alla nuova occupazione. L’annuncio è avvenuto tramite il blog del gruppo, ma i “retweet” sono stati pochi per forza di cose: proprio in concomitanza con l’ufficializzazione del cambio al vertice, infatti, il network ha vissuto un nuovo ennesimo down dei server vedendo interrotta per vari minuti l’attività di tweet dell’utenza.
La spiegazione offerta da Williams è semplice e logica: l’attività di CEO in questa prima fase è stata complessa poichè si è trattato di trasformare una piccola start-up da un piccolo gruppo di collaboratori ad una grande azienda con centinaia di dipendenti. Ora però la crescita deve trasformarsi in successo ed i tweet in moneta: l’arrivo di un nuovo CEO ha il compito di focalizzare l’attenzione su questo tipo di attività, cercando per l’azienda la giusta sostenibilità di lungo periodo. Costolo, del resto, in Twitter fin dal settembre del 2009, è colui il quale ha ideato tutto quel che ad oggi trasforma i tweet in moneta, colui il quale negli ultimi mesi ha progettato tutti i servizi promozionali oggi in auge sul network.
Per molti versi il cambio sembra essere la fotografia di una difficoltà: Twitter, che ad oggi ancora non trova un modo per trasformare in moneta l’incessante attività di tweet composta da milioni di utenti, prova a cambiar strada in cerca di fortuna. Williams, che in molti volevano in un altro ruolo ormai da tempo, sembra aver alzato bandiera bianca effettuando l’unica scelta che appare a questo stadio logica: un passaggio di consegne, un cambio di marcia, una nuova scommessa. Ed un nuovo ruolo comunque strettamente correlato ai processi decisionali legati alle strategie del gruppo.
Ma il cambiamento giunge comunque “in famiglia”: Costolo e Williams, assieme agli altri elementi della prima ora, condividono da tempo idee e strategie del gruppo. Una svolta, dunque, ma all’insegna della continuità. E durante l’ennesimo stop dei server proprio la continuità sembra essere l’ultima delle necessità in seno alle strategie di un servizio che non sembra voler diventare grande.
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